Alien

Cover AlienJerry Goldsmith
Alien (id. – 1979)
Intrada MAF 7102
47 brani (30 disco 1 – 17 disco 2) – durata CD 1: 76’54’’ – durata CD 2: 49’26’’

Nel 1979 Ridely Scott dirige Alien, pellicola fantascientifica che segna in modo indelebile il genere filmico a cui appartiene grazie ad una trama ed una serie di effetti speciali che ancora oggi, a 30 anni dall'uscita nelle sale cinematografiche, funge da punto di riferimento nel mondo della fantascienza.
Interpretato magistralmente da un cast di prima scelta, ovvero Sigourney Weaver (Ghostbusters, Una donna in carriera), Tom Skerritt (Top Gun, Contact) e Ian Holm (Il Signore degli Anelli, Il quinto elemento), il film si fregia anche delle musiche composte da un altro colosso: Jerry Goldsmith.

La partitura concepita dal Maestro ancora una volta diviene una nuova "stella polare" per tutti quei musicisti che, con lui e dopo di lui, si sono cimentati nella scrittura di colonne sonore che commentano avventure spaziali. Goldsmith concepisce il "silenzio" dello spazio attraverso movimenti minimalisti, essenziali, per lo più esposti dalla sezione d'archi, e gioca su sonorità e sull'ausilio di effetti sintetici che si sposano splendidamente con le sessioni sinfoniche eseguite dalla National Philharmonic Orchestra, diretta dal grande Lionel Newman, già collaboratore del Maestro per partiture della levatura di The Sand Pebbles.
L'opera composta per Alien è talmente compatta, omogenea, finemente intrecciata da rendere praticamente impossibile la scissione in singoli movimenti e passaggi. Sebbene l'album sia, ovviamene, suddiviso in brani, la fruizione completa e ininterrotta si rivela più che necessaria per la comprensione totale dell'intera partitura.

Il tema d'apertura della composizione, “Main Title”, regala fin dai primi istanti grandi emozioni grazie ad una pagina esposta da una tromba solista e rafforzata poi da una costruzione sinfonica per archi che unisce un gusto indubbiamente epico ad un'atmosfera inquietante, che già dai primi istanti inquadra il carattere stesso della pellicola. Goldsmith non ci risparmia le sue spiccate capacità di sperimentatore, costruendo il tutto su di una ritmica ben cadenzata che di movimento in movimento rimarca lo scorrere del tempo, e commenta il viaggio dell'astronave Nostromo nello spazio più profondo, generando istante dopo istante soluzioni che sono diventati lo standard e il punto di riferimento indiscusso per ogni compositore che si cimenti in questo genere filmico.
Grande importanza viene data alla sezione dei fiati, flauti traversi in particolar modo, che in modo assai impegnativo descrivono l'atmosfera spaziale, introducendo spesso motivi di grande bellezza, come in “Hyper Sleep”, brano nel quale il tema principale, preceduto da una esecuzione d'archi evocativa, viene introdotto proprio da questa costruzione sulla delicata sezione dell'orchestra.
Non tardano ad arrivare quei passaggi più drammatici e di grande imponenza, come “The Landing”, nel quale Goldsmith riesce ad esprimere enorme tensione mista a grande spirito d'avventura, attraverso la scrittura di temi maestosi, magistralmente eseguiti da un'orchestra diretta con una tecnica impeccabile, capace di sottolineare gli strappi per archi o i pizzicati che con smisurata perizia nella ricerca timbrica esprimono al meglio le singole pagine composte dal compianto Maestro americano.
La vena sperimentale che risiedeva nel grande artista tristemente scomparso trova ulteriore sfogo in quelle sfumature appena percettibili, ma di larga importanza, che spaziano tra le presenze sintetiche di “The Terrain” e “The Lab” o quelle molto inquietanti di “Here Kitty”, rafforzate da una componente sinfonica acuta e molto puntuale, all'effetto ritornante della sezione d'archi, la quale esegue un movimento rapido, deciso e molto incisivo in “The Craft”. Il carattere più muscoloso invece, già ampiamente conosciuto in capolavori del calibro di Capricorn One o The Cassandra Crossing esplode in una potente “Hanging On”, con abbondante ausilio della sezione d'ottoni, nella quale i tromboni esprimono al meglio i passaggi più grossi e corposi del movimento musicale; stessa regola vale per” The Shaft” o la prorompente “It's A Droid”; quest'ultima è caratterizzata inoltre da una notevole ricerca timbrica e puntuale delle sonorità più particolari ottenute dall'orchestra, che unisce un dosaggio praticamente perfetto della componente sintetica ad una orchestrazione atta ad enfatizzare le tonalità più acute, riuscendo a mantenere una pulizia del suono sempre perfetta, nonostante la presenza di diversi movimenti incastrati che contemporaneamente vengono eseguiti dalle varie sezioni dell'orchestra.
Brano di grande importanza è “Sleepy Alien”, il quale racchiude il carattere più muscoloso ed incisivo della partitura: una costruzione per archi ed ottoni rafforzata da maestose presenze dei timpani che in un minuto appena esprime forse il carattere più imponente e terrificante dell'intera composizione.
Gli istanti conclusivi della OST vedono susseguirsi due pezzi di altissima qualità: “Out The Door” e “End Title”.
Il primo esprime gli ultimi, brevissimi ma intensi, momenti di tensione che si assaporano nella pellicola, attraverso un’esplosione vigorosa e graffiante al tempo stesso, mentre il secondo consiste in una pagina che ripropone l'atmosfera spaziale come la si è conosciuta nei primi brani dell'album, nel quale Goldsmith s'impegna nella scrittura e l'arrangiamento del tema principale ampliandolo ad altre sezioni del corpo orchestrale, ottenendo come risultato un’esecuzione imponente, maestosa, ma sempre caratterizzata dal quel retrogusto inquietante e misterioso.

La colonna sonora composta da Jerry Goldsmith è stata oggetto di numerosi stravolgimenti da parte del regista Ridley Scott, il quale intervenne direttamente sulla musica concepita dal Maestro limitandone la paletta timbrica e compromettendo notevolmente lo spessore e la bellezza della costruzione musicale.
I brani da me appena commentati sono infatti solo una parte di quelli disponibili nell'edizione completa stampata nel 2007 dalla Intrada, e precisamente quelli appartenenti allo score così come il Maestro l'aveva concepito, senza modifica alcuna da parte del famoso cineasta statunitense.
Il doppio CD edito dalla famosa casa discografica americana, specializzata nel settore, propone infatti la colonna sonora scritta da Jerry Goldsmith nel 1979 senza modifiche, più i brani "rieseguiti" dopo i vari ritocchi, l'edizione discografica precedente, nella quale mancavano molti passaggi importanti composti dal bravo artista ed ulteriori brani non utilizzati, alternati o dimostrativi durante il concepimento dell'opera.
Concettualmente questa soundtrack segna un primo passo molto importante nel decadimento della carriera di Jerry Goldsmith, il quale vedrà nuovamente nel 1985 Ridley Scott alle prese con un'altra sua colonna sonora, Legend, sulla quale farà ancora peggio, ovvero sostituirà le sue belle musiche epiche per orchestra e coro con delle altre composte dai Tangerine Dream nell'edizione europea della pellicola, segnando definitivamente la fine del loro rapporto artistico e professionale.
Goldsmith accusò molto il colpo subito per Alien, a causa di un impegno forse senza precedenti, tale da coinvolgere al 100% i musicisti della National Philharmonic Orchestra e il grande direttore Lionel Newman, perno fondamentale nell'ottenimento del risultato finale così come il Maestro l'aveva voluto.
Ridley Scott, sebbene l'edizione finale ci regali comunque una pellicola commentata da una partitura in ogni modo superiore alla media, non si rende conto della povertà delle sue scelte e modifiche in confronto all'opera originale, ma considerati i suoi successivi collaboratori, per lo più appartenenti alla scuola di Hans Zimmer , si capisce che la sua visione della musica da film fosse in effetti molto meno pretenziosa rispetto alla qualità e la perizia con cui il Maestro si cimentava nella scrittura della sua musica applicata.
Comunque va precisato che la partitura riscritta da Goldsmith tenendo conto delle richieste del regista resta comunque un vero e proprio capolavoro, anche se inferiore alla sua versione originale.

Negli anni a seguire Douglass Fake , produttore dell'album in questione, tentò più volte di convincere Goldsmith nel rieseguire la partitura originale per farne un’edizione discografica, ma il Maestro si rifiutò ogni volta, a causa di un impegno troppo elevato per una qualsiasi orchestra ed un risultato che sarebbe stato sicuramente inferiore rispetto alle incisioni originali, ineguagliabili a causa di una minuziosa orchestrazione ad opera dell’immancabile Arthur Morton ed una direzione impeccabile di Lionel Newman, il tutto unito all’esecuzione epocale della National Philharmonic Orchestra.
In effetti il Maestro si rammaricò molto per l'impossibilità di produrre un disco contenenti le musiche incise in origine per Alien, e testimone di ciò è il fatto che ogni qual volta gli venisse proposta la riesecuzione di qualche sua vecchia partitura, la sua prima risposta era sempre “Escludendo Alien...

Nel 2007 l'etichetta Intrada, dopo anni ed anni, riesce a portare sul mercato l'opera completa di Jerry Goldsmith, affiancata alla versione modificata per la pellicola e a brani extra d'indubbio interesse, offrendola in una edizione a due dischi accompagnati da un corposo libretto esplicativo contenente numerose note sulla produzione, sulla partitura, sui singoli brani e sugli aneddoti legati al loro compositore.

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