Meteor

Cover MeteorLaurence Rosenthal
Meteor (id – 1979)
La-La Land Records LLLCD1081
15 brani – durata: 39’46’’

L’etichetta discografica La-La Land Records, che negli ultimi anni ha riportato alla luce numerosi titoli mai stampati prima o in nuovissime edizioni complete o estese,  nel novembre del 2008 pubblica Meteor, partitura composta dal prolifico Laurence Rosenthal (The Return Of A Man Called Horse, il telefilm The Young Indiana Jones Chronicles, The Island Of Dr. Moreau) per la pellicola diretta da Ronald Neame ed interpretata da uno splendido cast composto da Sean Connery, Natalie Wood, Henry Fonda e Brian Keith.

La trama del film, datato 1979, è basata su uno dei classici interrogativi catastrofici che da sempre affascinano e terrorizzano l’uomo: l’eventualità di un impatto tra la terra e un asteroide di grandi dimensioni.

Laurence Rosenthal affronta la pellicola sviluppando un commento assai eterogeneo, che si fonde tanto con il carattere fantascientifico e drammatico del film quanto con quello più eroico e patriottico dei singoli personaggi. L’autore infatti conferisce grande identità alle parti che compongono il film, dando vita a numerosi temi o movimenti strettamente legati all’elemento che rappresentano, che si tratti del meteorite, delle stazioni missilistiche orbitanti Hercules e Peter The Great, o delle fazioni statunitense e russa.
In pieno rispetto con le innovazioni dell’epoca, miste alla tradizione, l’egregio compositore sviluppa un tema per orchestra, in cui spiccano la sezione dei tromboni col loro suono grave e pastoso, arricchito da incisive presenze sintetiche, che nell’insieme danno vita al leitmotiv del meteorite; il movimento, apprezzabile soprattutto in brani quali “Meteor Main Title”, “The Meteor #1 / The Meteor #2 / 300.000 Mph” e “The Meteor #3”, consiste in una costruzione d’atmosfera molto imponente, cadenzata su ritmiche eseguite dai timpani e strappi dei tromboni, sulla quale vengono costruiti una serie di effetti elettronici molto interessanti, in pieno stile anni ’70. Tra le varianti spicca l’esplosione d’insieme dell’orchestra nel primo brano, che sottolinea il carattere più drammatico e catastrofico dell’elemento commentato, prima di sfociare nel delicato tema per archi e trombe del Main Title.
Brillante e coinvolgente, costruita su di una ritmica cavalcata e marziale, “The Russians Arrive” spicca tra gli altri brani dell’album grazie ad uno stile più avventuroso, carico di un sound che in parte emula le sonorità dell’unione sovietica, conferendo grande identità ai personaggi che esso rappresenta.
Il motivo si rivela particolarmente versatile nelle molteplici situazioni che nel corso della pellicola coinvolgono i personaggi provenienti dalla Russia e i rispettivi mezzi bellici, basti pensare all’elegante e imponente “Prepare For Realigning Peter The Great”, caratterizzato da un arrangiamento più cupo in cui spiccano le esecuzioni delle trombe, le quali interpretano il tema con un incipit molto più drammatico, per poi sfociare in una evoluzione brillante e arricchita da timbriche squillanti e lucenti, atte a sottolineare il successo dell’operazione appena conclusa.
Caratterialmente simile, ma molto più maestoso, “Realigning Peter The Great / Realigning Hercules”, che fa dell’unisono di corni, costruito sul movimento crescente per archi, una elegante danza spaziale, che accompagna l’allineamento dei missili nello spazio con smisurata enfasi, esprimendo grande patriottismo, specie nei momenti conclusivi, rafforzati da imponenti presenze di timpani. Il tema che commenta gli Hercules invece risulta essere molto più marziale, saldamente radicato nel tipico animo statunitense, grazie ad una ritmica serrata per rullanti ed una esecuzione molto più brillante del motivo per archi e fiati.
Particolarmente apprezzabili poi passaggi quali “Hercules Rising / Malfunction / Trapped / One Rocket Lost” o “Assault And Impact”, nei quali lo sviluppo delle pagine prende una via molto più drammatica, in cui è particolarmente apprezzabile tanto il pizzicato che commenta il malfunzionamento delle stazioni missilistiche quanto il cupo ostinato d’archi, accompagnato dalla componente sintetica, in cui spicca la presenza del Blaster Beam, e dall’interpretazione drammatica del tema principale, dapprima maestosamente cadenzato sulla ritmica scandita dai timpani, e poi molto più frenetico e a tratti confuso dopo l’impatto col meteorite.

Rosenthal non trascura l’aspetto umano della pellicola, dedicandosi con grande inventiva al commento della storia d’amore mancata tra Paul (Sean Connery) e Tatiana (Natalie Wood). Il movimento, per archi, piano, arpa e fiati, rappresenta la componente romantica del film come se fosse vista attraverso un filtro, lasciando percepire un qualcosa che non si lascia andare del tutto; l’interpretazione infatti, molto composta, lascia poco spazio al pieno coinvolgimento emotivo, trascinando con se quell’alone drammatico che rende onnipresente la catastrofe imminente.

Originariamente assegnata a John Williams (Star Wars, Indiana Jones, E.T.), fu egli stesso a raccomandare Laurence Rosenthal una volta assodata la sua impossibilità nello scrivere le musiche per la pellicola di Ronald Neame, a causa di altri lavori già in corso o programmati per titoli quali Dracula, 1941 o L’Impero Colpisce Ancora. Ne è testimone la presenza di Herbert W. Spencer, fido collaboratore di Williams, tra gli orchestratori, accompagnato da Arthur Morton, Jack Hayes e lo stesso Rosenthal. L’autore, già noto al produttore Santy Howard grazie alla partecipazione al suo The Return Of A Man Called Horse, del 1975, non esitò un solo istante nell’accettare il suggerimento del Maestro, viste anche le sue eccellenti prove per l’inquietante avventura fantascientifica The Island Of Dr.Moreau o Rooster Coburn, sequel del celebre True Grit di John Wayne.
Rosenthal riesce a tenere fede alle sue intenzioni, scrivendo pagine musicali che commentino tutti gli elementi presenti nella pellicola distinguendoli attraverso costruzioni che li rappresentino egregiamente, che si tratti del tema dei sovietici, una sorta di “1812 Overture” di Tchaikovsky in chiave contemporanea, ma costruito con la stessa tecnica, o dell’introduzione del Blaster Beam, mitico strumento elettrico costituito da corde montate su di un pannello metallico che, pizzicate o strusciate, genera sonorità molto particolari e inquietanti, divenuto famoso grazie all’utilizzo fatto da Jerry Goldsmith per il suo Star Trek: The Motion Picture.

La OST di Meteor venne prodotta ai tempi della sua uscita nelle sale solo in Giappone, edita in LP con una selezione di brani dalla durata complessiva di 35 minuti. Nel 1997 una edizione promozionale contenente circa 39 minuti di musica venne realizzata dalla Windemere Music Publishers 42348, prodotta dal compositore. La nuova versione La-La Land Records, con tiratura limitata a 1200 copie esaurite in brevissimo tempo, differisce dalle precedenti grazie all’unione di alcuni movimenti, l’inserimento di un nuovo brano (“The Meteor #2”) e l’utilizzo dei titoli originali così com’erano indicati sulle pagine della partitura.
La colonna sonora rappresenta uno dei momenti migliori della produzione di Laurence Rosenthal, grazie ad una costruzione melodica molto ragionata, un utilizzo originale e puntuale della componente sintetica, sapientemente dosata al fine di non trasformare il tutto in una soundtrack al sintetizzatore, bensì una musica sinfonica arricchita da elementi elettronici, e soprattutto una esecuzione raffinata, puntuale e composta della The Hollywood Studio Symphony Orchestra, che nell’interpretazione delle pagine scritte dal Maestro esprime al meglio tanto l’eleganza dei movimenti più classici quanto l’imponenza dei passaggi caratterizzati da grande vigore, il tutto grazie ad un’orchestrazione cesellata nel dettaglio, che in diversi momenti lascia assaporare quel gusto conosciuto in altri score in cui ha collaborato Arthur Morton, di Jerry Goldsmith in particolar modo.

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