Le schiave esistono ancora

cover_schiave_esistono_ancora.jpgTeo Usuelli
Le schiave esistono ancora (1964)
Hexacord HCD-23
33 brani - Durata: 59’48’’

 

Teo Usuelli lascia tutti sbalorditi con una colonna sonora dalla complessa e ricca ricerca timbrica, ritmica e armonica, composta per un film documentario del 1964 di Roberto Malenotti che tratta lo scottante tema della prostituzione.
Le schiave esistono ancora è una OST composta da ben 33 sequenze, fra variazioni del leitmotiv principale e acute sperimentazioni.

Si parte con il leitmotiv “Seq.1”, un brano di soft jazz notturno articolato sui monologhi di una tromba e di un sassofono talora in smorzando talora in crescendo, adagiato su un tessuto armonico rigorosamente swing, con un basso pizzicato a elastico, in un andamento moderato impreziosito dal timbro cristallino del vibrafono. La “Seq.2” è una parentesi orientaleggiante di percussioni intonate. La “Seq.3” mostra una tromba nervosa che si incunea nella collana di note di un vibrafono in contrappunto.
E poi samba brasileiro con la “Seq.4”, in cui spiccano gli accenti pungenti della chitarra elettrica e le evoluzioni melodiche della tromba, con uno sviluppo su un rullio selvaggio di percussioni afro.
Le atmosfere avvolgenti della "Seq.1" ritornano nella “Seq.5”, nulla più che una ripresa del leitmotiv melodico già sentito nella "Seq.1".
La “Seq.6” abbina una ispirazione rock ad un impianto twist a dir poco esuberante, con esclamazioni assortite della tromba e fraseggi melodici del sassofono.
Misticismo orientale sulla “Seq.7”, dove si intravedono rintocchi di sonagli e la chitarra varia il tema pizzicandolo in un andamento lento che lascia spazio anche al timbro caldo del clarinetto.
La “Seq.8” parte su un dialogo fra la chitarra e la sezioni fiati, lascia cantare il sassofono, si stempera sui pizzicati della chitarra, chiude su una melodia nasale da incantatore di serpenti.
Nella “Seq.9” vi aspetta uno swing largo, dilatato oltremisura, con vibrafono protagonista e sezione fiati in appoggio sostenuto, un clarinetto a spaziare in ampie vastità melodiche e una tromba in risposta su note lunghe e tenute. Un duetto estasiante per un brano che suona come il morbido effetto di una sbornia doppio malto.
E torna ancora l’oriente pentatonico sulla “Seq.10”, un florilegio di fraseggi barocchi di oboe e clarinetto.
Di nuovo il leitmotiv della “Seq.1” nella “Seq.11”, con l’aggiunta di una sezione fiati corposa e corale.
Solo di clarinetto sulla “Seq.12”, di nuovo in vena orientaleggiante e supportato dalle percussioni intonate.
Ancora oriente misterioso sulla “Seq.13” e sulla “Seq.14”, una sequenza descrittiva con improvvisi crescendo.
Le variazioni del leitmotiv del sassofono, nella “Seq.15”, esplorano la tavolozza timbrica di uno strumento inimitabile. Compare anche un fugace clarinetto basso, grave che più grave non si può.
La “Seq.17” riprende il leitmotiv con il timbro cristallino del vibrafono e cede il posto ad un sax tenore profondo come il mare.
Ragtime azzeccatissimo nella “Seq.18”, con un pianoforte in ottima forma che scandisce note smaglianti.
Anticlimax della “Seq.19” con un sassofono da meditazione. Chitarra swing e pianoforte contrappuntistico nella “Seq.20”. Descrittive la “Seq.21” e “Seq.22”. Nella “Seq.23” l’insieme degli ottoni intona un inno bandistico intermezzato da vere e proprie stilettate sonore, alla maniera di Herrmann in Psycho.
“Seq. 24” affidata al duetto basso-tromba, che conversano sul tema del leitmotiv. “Seq.25” sincopata e free jazz. Altro divertissement ragtime e pianistico con la “Seq.26”. “Seq. 27” in swing con ripresa del leitmotiv. Gli archi epici e tesi della “Seq.28” ci incantano, il tono del lavoro si fa drammatico, irrompono i vocalizzi del coro, lo sviluppo tonale e armonico cresce in modo straordinario.
“Seq.29” descrittiva, “Seq.30” imperniata su un riuscito dialogo fra percussioni intonate e sezione fiati, “Seq.31” dapprima ariosa e “lontana” poi epica e in grandioso crescendo, “Seq. 32” interessantissima  e sospesa fra timbro nasale dell’oboe, marcia inarrestabile, sparate degli ottoni e contemplazioni degli archi.
Chiude la “Seq.33”, un coro gigantesco che riempie le orecchie di pathos e soddisfazione.
Una colonna sonora semplicemente magnifica e imperdibile.


 

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