Killer calibro 32
Robby Poitevin
Killer calibro 32 (1967)
GDM Music 4120
23 brani (20 di commento + 2 canzoni + 1 base strumentale) - durata: 67'24"
Il film, diretto da Alfonso Brescia nel 1966 e distribuito nelle sale l’anno successivo, è un tentativo non perfettamente riuscito di introdurre delle varianti originali al western italico, i cui canoni, autorevolmente fissati qualche anno prima da Sergio Leone, erano già diventati paradigmatici.
L’elemento innovativo risiede nel fatto che questa volta la tipica ricostruzione d’ambiente funge da sfondo ad una detective-story: il pistolero Silver, interpretato da Peter Lee Lawrence, viene assunto dal direttore della banca di Carson City per smascherare un gruppo di banditi, i quali puntualmente assaltano e depredano le diligenze adibite al trasporto di valori.
Per la prima volta disponibile su CD, il commento sonoro firmato da Robby Poitevin si ammanta soprattutto di motivi improntati alla suspance: un flusso irregolare di dissonanze per archi, clavicembalo (più verosimilmente un organetto che ne richiama la timbrica) e percussioni si insinua drammaticamente tra le immagini. Se da un lato tale aspetto può a tratti irritare l’ascoltatore, dall’altro ne vanno riconosciute l’adeguatezza e la funzionalità rispetto alle venature gialle che attraversano l’intreccio narrativo.
La cifra stilistica del compositore viene più efficacemente testimoniata nel tema principale che, dispiegatosi interamente lungo le animazioni dei titoli di testa, sarà ripreso a frammenti e reinterpretato nelle sequenze successive (ad esempio, in “Amore e fuga” viene alternato ad una ritmica galoppante; in “Silver indaga” invece si trasforma in un interludio romantico per flauto e chitarra): si tratta di un motivo di pregevole fattura costruito su una linea di basso cui fa da contrappunto lo schiocco di una frusta, mentre le parti solistiche sono affidate ad una chitarra elettrica, al coro I Cantori Moderni di Alessandroni, ad una tromba e, nella dissolvenza finale, ad un malinconico fischio.
“Il mio nome è Silver”, brano lento impreziosito da un assolo di tromba successivamente ripetuto, nota per nota, da una chitarra classica, descrive l’indole vagamente riflessiva del protagonista; sebbene rimanga pur sempre un killer a pagamento, il personaggio non manca di raffinata eleganza e di una certa contraddittoria sensibilità che lo induce a far uso di pallottole di calibro inferiore rispetto all’usuale per non infierire in maniera oltremodo dirompente sugli avversari.
Riferimenti alla solitudine e allo sradicamento di Silver si possono anche individuare nella canzone “Amica Colt” (M. Attanasio/R. Poitevin) cantata da Maurizio Graf, un nome legato a doppio filo alla storia del western all’italiana; le tracce 22 e 23 la ripropongono rispettivamente con un arrangiamento beat ed in una versione strumentale.
Ben quattro sono i brani pianistici per le scene ambientate nei saloon ma troviamo anche un pezzo etnico, “Cantina messicana”, in cui la chitarra solista è probabilmente suonata sfruttando la tecnica del picado, tipica del flamenco.
Le citazioni del tema principale in “Fine della missione” accompagnano Silver che, dopo aver scoperto ed ucciso il capo della banda, si allontana verso un incerto futuro.
Complessivamente dunque Killer calibro 32 è un disco apprezzabile che non mancherà di suscitare l’interesse dei cultori del western, ma è doveroso ricordare che Robby Poitevin in lavori come Little Rita nel West (1967), La morte non conta i dollari (1967, insieme a Nora Orlandi nel ruolo di co-autrice), Odia il prossimo tuo (1968) e Il suo nome gridava vendetta (1968), tutti recentemente rilasciati dalla GDM Music, si è distinto per una migliore ispirazione melodica.