Azur et Asmar

cover_azur_et_asmar.jpgGabriel Yared
Azur e Asmar (Azur et Asmar, 2006)
Naïve U318125
25 brani – Durata: 55’57”

Dopo le remunerate fatiche hollywoodiane, Gabriel Yared è tornato al cinema nella lingua del suo paese d’adozione, la Francia. Con la seconda metà degli anni Novanta, Yared ha saputo imporsi sulla scena della musica internazionale come uno dei compositori più interessanti e dotati della sua generazione, riuscendo a permeare le partiture di spirito etico e tono intimistico; è stata in particolare la collaborazione con il regista Anthony Minghella a renderlo uno degli autori più amati anche oltreoceano: nel ’97 s’è aggiudicato l’Oscar per la colonna sonora de Il paziente inglese; nel 2000 e nel 2004 ha ottenuto altre due nomination con Il talento di Mr Ripley e Ritorno a Cold Mountain.

Con Azur e Asmar, Yared ha mirabilmente sfruttato i suoi studi classici nella creazione di una soundtrack dalla ricchezza sorprendente, capace di far convivere con armoniosità inarrivabile sonorità di stampo differente. Per il film d’animazione di Michel Ocelot, infatti, l’autore ha creato una successione di brani che raggiungono un raffinato equilibrio nell’omaggiare tracce stilistiche berbere senza scivolare nella trappola della musica di genere, mantenendosi ben salde nello sguardo a un sinfonismo di stampo chiaramente tradizionale.
Lirica e potente allo stesso tempo, la colonna sonora si sviluppa inframmezzando in modo sapiente colori e squarci melodici che si rincorrono con ritmi differenti: la musica cresce, si azzittisce lasciando emergere il flauto (come nel sognante "Le goûter") o gli echi vocali (l’incipit di "Un chœur d’enfants"), s’infiamma in ritmi tesi e incalzanti (si ascoltino i toni scuri di "Les brigands").
Qua e là l’uso delle percussioni è quasi mistico, ideale per la magica atmosfera fiabesca (è davvero notevole "L’arbre aux lucioles"), mentre la potenza dell’orchestra diventa trascinante nell’uso degli archi, ora sontuosi ("Le lion écarlate") ora più lenti ("La clé parfumée" ne fa un uso superbo); ammirevole, in proposito, è anche il vivace "Le temps futurs". Il gioco dei rimandi, poi, sembra voler far tornare in mente precedenti illustri: forse è pura suggestione, ma il crescendo di "La grande pavane", in alcuni punti, pare strizzare l’occhio addirittura a Händel, mentre "Le départ" possiede tutto il fascino della Sheherazade di Rimsky-Korsakov.
Dirette da Yared sul podio dell’orchestra dell’Opéra de Lyon, le musiche si avvalgono anche dei contributi canori di Afida Tahri (che firma la "Chanson berbère") e Souad Massi (co-autrice della "Chanson d’Azur et Asmar"), oltre che di Marco Beacco, di Safi Boutella e dello stesso Yared.

Stampa