Ratatouille

cover_ratatouille.jpgMichael Giacchino
Ratatouille (id.- 2007)
Walt Disney Records D000050102
24 Brani - Durata: 63’24”

Michael Giacchino ci salverà...
In mezzo all’ondata, anzi meglio dire tornado, maremoto, di genuini incapaci che hanno travolto il mondo della composizione per il cinema nel periodo più buio della sua centenaria storia, una figura come quella del giovanissimo compositore italo-americano sa davvero di miracolo, di intervento celeste.

Giacchino è un compositore che, dalla gavetta vera e propria, si è meritato e guadagnato il suo posto tra i compositori di serie A a forza di sudore della fronte, serietà, duro lavoro e anche grazie ad un non indifferente talento. I suoi primi lavori per i videogiochi della serie Medal of Honor sono ancora oggi molto più compatti e seri di tante parodie di musica per film che costellano prodotti ben più importanti di un videogioco: era quindi lecito aspettarsi da un compositore del genere altrettanta serietà e abnegazione al suo debutto cinematografico, e Gli Incredibili, bellissimo film Pixar del 2004, ha dimostrato che su questo autore si poteva scommettere alla cieca.
Il turgore sinfonico livido, le stupende cellule ritmiche di stampo goldsmithiano che Giacchino gestisce con una padronanza sconvolgente in Mission Impossible III, capolavoro sottovalutatissimo di musica d’azione da manuale, con un tema d’amore così raggelato e rarefatto da ricordare, nella concezione, il tema d’amore di Herrmann per Intrigo Internazionale, ci hanno fatto definitivamente capire di che pasta è fatto l’uomo, l’artista: un vero talento esplosivo in attesa di obliterare il vero, definitivo capolavoro.
Un grandissimo passo avanti verso questo obiettivo Giacchino lo fa con la strabiliante partitura per il nuovo film Pixar Ratatouille, storia di un topo gourmet parigino che vuole diventare un grande chef, dalla quale, vista la trama ci si poteva aspettare qualcosa di meno che dagli “Incredibili”, qualcosa di più cartoonesco e meno serio, avventuroso.
Invece no: Giacchino, vero erede di Goldsmith in questo, applica con una serietà che lascia basiti la sua arte invidiabile, completamente e senza risparmiarsi, a questo cartoon.
Su 24 tracce del CD bisogna onestamente dire che in ognuna c’è un idea, quando non cinque o sei, che rendono il brano memorabile. Ogni pezzo è concepito, come succedeva solo con Goldsmith e con Williams, come tassello indipendente e interdipendente allo stesso tempo, dal resto della partitura, e Giacchino quindi cesella piccole miniature sinfoniche di una bravura che lascia senza parole, in una OST  che è in assoluto una dei più divertenti ascolti degli ultimi anni, a livello di esperienza puramente discografica prima che artistica.
Vero figlio artistico di Williams e Goldsmith (dai quali mutua, unico tra i compositori oggi attivi, quella capacità, quel gusto per l’episodio autoconclusivo, per il brano che riascolteresti venti volte di fila, come il “Desert Chase” da Raiders of the Lost Ark del buon Johnny, o “The Road to Masada” da Masada del compianto Jerry), Giacchino mutua il loro stile compositivo, dei quali è letteralmente compenetrato, ma lo filtra attraverso la sua abbagliante e indiscutibilmente talentuosa capacità compositiva, creando uno stile che è post ma anche neo e soprattutto evitando quel fastidioso senso di volgare, triviale, ridicola imitazione da Bagaglino che si ha quando qualcuno dei compositori odierni (Ottman in testa) fa il verso agli intoccabili Williams e Goldsmith, ottenendo risultati sui quali è meglio tacere per rispetto alla lingua italiana.
E così possiamo benissimo accettare Giacchino che cita, con un gusto impareggiabile, il tema di Victor Young de Il Giro del Mondo in 80 Giorni, particolarmente nel brano “Remy Drives a Linguini”, o lo sberleffo al John Powell di Mr.e Mrs. Smith con l’irresistibile pezzo “Colette Shows Him Les Ropes”, allucinato e trascinante ballabile di stampo sud-americano dai ritmi squadratissimi e dalla verticalità funambolica e angolare allo stesso tempo.
L’occhio perennemente rivolto a Stalling e Bradley, decani della composizione per cartoon Warner e Hanna & Barbera, come si nota in pezzi come “Wall Rat”, ma mai solo di basso citazionismo si tratta, piuttosto di fisiologiche rielaborazioni di stile, come nelle citazioni, appena ravvisabili e piene d’amore del Michel Legrand dei film di Jacques Demy o nel pastiche williamsiano “A Real Gourmet Kitchen”, dove la parentela, evidente, con un  brano di The Terminal, si trasfigura in uno dei brani d’azione più geniali di tutto lo score, con l’orchestra che si lancia per scoscese montagne russe sinfoniche dribblando tutti i clichè di un pezzo per cartone animato, per poi lanciare lo stesso motivo verso lidi di pura follia orchestrale assolutamente irresistibile nel brano “Souped Up”.
E permettetemi ancora di citare “100 Rat Dash”, quasi una ciarda forsennata dove gli ottoni si lanciano all’inseguimento di loro stessi in un brano che ha dell’incredibile, talmente contagioso da provocare dipendenza e, per ultimo, “The Paper Chase”, dove ottoni prepotenti e malefici, scandiscono un ritmo forsennato sul quale si mette in coda l’orchestra tutta in uno dei pezzi di inseguimento più clamorosi da “Asteroid Field” de L’Impero Colpisce Ancora di Williams ad oggi.
Mi rendo conto che l’entusiasmo usato per questa recensione è davvero forsennato, ma credetemi, erano tanti, tanti anni che un CD entrava nel mio lettore e non ne usciva più per una ventina di giorni di fila...
Concludendo, Michael Giacchino fa tirare un sospiro, e non piccolo, di sollievo a chi, come il sottoscritto, denuncia e profetizza da anni ormai, lo stato terminale della musica per film: non tutto è perduto...
Attendo il nuovo Star Trek, che dovrebbe essere musicato da Giacchino, con comprensibile trepidazione.
Ah, dimenticavo: Ratatouille è la colonna sonora dell’anno.


 

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