Tales from Earthsea

cover_tales_from_earthsea.jpgTamiya Terashima
I racconti di Terramare (Tales from Earthsea, 2006)
CLJ Records LC 15021
21 brani – Durata: 73’52”

Tutto respira un’ascetica riflessività nella colonna sonora de I racconti di Terramare (Tales from Earthsea), l’esordio cinematografico del figlio d’arte Goro Miyazaki. Rigorosamente a cartoni animati: suo padre, infatti, è Hayao Miyazaki, regista di cartoon e manga (Oscar per La città incantata) su cui i fan di genere sono soliti riversare rosolio a non finire.

Il film è ispirato al terzo capitolo della Saga di Earthsea dell’americana Ursula K. Le Guin, che immagina un mondo di arcipelaghi con isole e vasti oceani, popolati da maghi e draghi, in cui la magia sostituisce la scienza.
Le musiche create da Tamiya Terashima per Tales from Earthsea s’impongono per vigore e potenza. Una ponderatezza mistica, quasi giudiziosa, per questo a volte simile a quelle partiture studiate a tavolino per piacere e affascinare.
Pochi sono i momenti che si scostano dal solenne spiritualismo dell’OST. Fra questi “The Town”, che con le sue cornamuse restituisce un effetto molto Irish. “Thistles and Sorrow – The Villains”, aperto da un insinuante e ironico pizzicato. “Cob”, nel cui incipit i fiati minacciosi sembrano ispirarsi ai pentagrammi di Howard Shore e dei suoi Signore degli anelli.
Per il resto, l’imponente oculatezza della colonna sonora di Terashima si dispiega in magniloquenti evoluzioni. Fra i primi esempi “The Fire of Life”. Una gioia per le orecchie degli appassionati d’animazione made in Japan, che ritrovano in queste note la tradizione cara al loro universo fantastico.
Una soundtrack che, a dispetto di tutto, si segnala comunque per coerenza e rigore, con toni e colori sempre a fuoco, lontani da sfilacciate ambiguità.
Il gusto esotico dei fiati qua e là pare simile a quello di un insolito western contaminato dalle tinte fantasy (“Sparrowhawk – The Fugitive” e il sentimentale “Men of the Earth”). Potrebbe quasi abbinarsi a un’epopea americana fra ranch e cowboy.
Fra senso di presagio (“Chains”) e nervosa eccitazione (“Abduction – The Lure of Eternal Life”), l’OST non indulge mai al romanticismo, ma affida alla potenza orchestrale la sua sensibilità contemplativa.

 

 

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