Fly me to the Moon

Cover Fly Me to the MoonRamin Djawadi
Fly Me To The Moon (id – 2008)
Varese Sarabande 302 066 922 2
24 Brani – Durata: 58’49’’

Se col lavoro svolto per Iron Man aveva conseguito un risultato assai poco convincente, Fly Me To The Moon, offre a Ramin Djawadi l’occasione di riscattarsi, dando modo al compositore MediaVentures di sfoggiare tutte le sue capacità nella scrittura di una partitura che sorprende sotto ogni punto di vista.

 
La scelta ricade sull’utilizzo di una generosa orchestra, The Flemish Radio Philarmonic, la quale, sotto la direzione di Dirk Brosse, interpreta magistralmente la colonna sonora scritta per questo brillante e delicato film d’animazione inedito in Italia.

“Cape Canaveral” apre le danze attraverso un tema eroico, ricco di speranza, esposto da una generosa sezione d’archi che, nelle retrovie, interpreta un movimento andante che accompagna l’esplosione di un unisono di corni, trovando il momento di maggior splendore in una massiccia esecuzione d’insieme.
Il carattere fanciullesco e la dolcezza che dominano film e partitura trovano presto modo di essere espressi attraverso le note di “Junkyard Dreams”, che tra pizzicati, movimenti d’archi, esecuzioni dei flauti dal gusto fiabesco e romantico, e presenze di xilofono dolci e puntuali, dipingono nell’insieme un’atmosfera magica, coinvolgente, di una delicatezza a dir poco invidiabile.
Ramin Djawadi presta particolare attenzione alle sezioni d’archi, alle quali assegna ruoli molto importanti, che spaziano dai vigorosi passaggi di “Amelia Earhart”, in cui un movimento deciso dei violoncelli accompagna un alternarsi di ottoni ed archi dal carattere drammatico e imponente, agli istanti più delicati, brillanti e coinvolgenti di “Nat Convinces Friends”, carico di speranza.
Le tre fasi del lancio, ovvero “Phase I – Sneaking Into NASA”, “Phase II – Mission Control” e “Phase III – Launch Prep” sono tra i brani più potenti e carichi dell’intera partitura, che si evolvono attraverso un misto di ritmiche marziali, marce, crescendo ed esecuzioni d’insieme imponenti e brillanti, che in diversi momenti strizzano l’occhiolino all’Apollo 13 di James Horner.
Elementi di rara bellezza caratterizzano “Lift Off”, capace di coinvolgere con la sua maestosità, il suo carattere brillante, drammatico e con la presenza di un coro femminile dal gusto celestiale, che esprime la magia del momento, riportando alla mente forse qualche passaggio di The Abyss di Alan Silvestri.
Dopo “Blue Danube” e “Waltz In Space”, bell’arrangiamento del famoso movimento di Johann Strauss, e una versione del tema principale in chiave valzer, Djawadi ci regala momenti dal forte carattere action, con una larga presenza sinfonica di grande effetto mista ad una ritmica dall’innegabile stile MediaVentures: “Saving The Mission” e “Contaminants On Board”. Assolutamente più potente e maestoso “Manual Landing”, grazie ad una marcia serrata e ben cadenzata, accompagnata da ostinati d’archi ed una presenza di tromboni che attraverso strappi accentua il carattere avventuroso e drammatico dell’intero brano, degno del miglior film action o di fantascienza.
Dopo il delicato “Moon Walk” troviamo il drammatico “Grandpa To The Rescue”, con grosse presenze d’orchestra; il brano si esprime attraverso esecuzioni cupe e muscolose delle sezioni d’archi e d’ottoni, mentre i violini eseguono pagine più brillanti, in cui spicca la ricerca di costruzioni sonore che riportano alla mente lo stile di John Powell.
Anche il carattere MediaVentures ritorna ancora all’interno del disco: “Cold War” presenta infatti tutte le caratteristiche drammatiche, potenti, muscolose e impregnato delle ritmiche serrate che hanno reso celebri molti dei passaggi di Pirates Of The Caribbean, attraverso una costruzione in cui la sezione d’archi occupa sempre il primo posto, accompagnata da strappi imponenti degli ottoni e incastri decisamente muscolosi.
Dopo una eroica e marziale “Back To Earth”, che viene accompagnata da una presenza di rullanti potente e decisa, con “Homecoming”, col suo ritmo spumeggiante e frizzante, si conclude la partitura.
Ramin Djawadi si riscatta notevolmente, e tra costruzioni molto originali, situazioni che portano all’orecchio tanto l’eroismo di Apollo 13 (giustamente, vista la trama del film d’animazione) e presenze corali che fungono da stereotipo sempre molto funzionale e d’effetto nel genere, riesce a scrivere pagine musicali d’incredibile bellezza, capaci di coinvolgere e stupire anche coloro che, dopo la deludente prova di Iron Man, avevano messo una croce sul nome di questo artista.

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