Pride and Glory

cover_pride_and_glory.jpgMark Isham
Pride and Glory – Il prezzo dell'onore (Pride and Glory – 2008)
Varese Sarabande 302 066 931 2
16 Brani – Durata: 53’01’’

 

Diretto da Gavin O’Connor (Miracle) e interpretato da Edward Norton (La 25a Ora, The Illusionist), Colin Farrell (Miami Vice, Alexander) e Jon Voight (Mission: Impossible, Il Mistero dei Templari), il dramma poliziesco Pride and Glory mette faccia a faccia i due aspetti che da sempre martellano la mente dei poliziotti: “rispetto per la famiglia o fedeltà al distretto di polizia?” Mark Isham, che aveva già lavorato con O’Connor per Miracle, scrive pagine che s’incastrano emotivamente con questi due dilemmi, generando una tela fitta e compatta, in cui la componente ritmica svolge un ruolo d’indubbia importanza nella rappresentazione di un’atmosfera drammatica, cupa, che si dipinge di toni scuri e immagini sfuocate.

Lo sviluppo del commento musicale è tale da rendere l’intera partitura, fondamentalmente, carica di presenze ritmiche che donano dei picchi ad una scrittura di base piuttosto monolitica, atta a creare un’atmosfera molto pesante, quasi claustrofobica.
Diversi i momenti d’interesse, dalla timida presenza corale di “Hospital”, che delinea piuttosto bene le sequenze drammatiche che commenta nell’ospedale, ritornando poi, dopo una presenza elettronica pulsante e preceduta da effetti sintetici di grande interesse, in “Protest”, ai movimenti dall’indubbia vena classicheggiante per violoncello di “Family”, che si evolve nel passaggio a “Funeral”, generando una variazione per chitarra classica, in cui spicca un arpeggio piuttosto nervoso, agitato, armonioso nella costruzione melodica ma dal retrogusto concitato.

Nonostante queste sfumature di diversa tonalità, il colore base resta fedele ad un’atmosfera cupa, in cui il largo utilizzo della sezione d’archi risulta molto ovattata, talvolta anche troppo, rischiando di sminuire anche un passaggio particolarmente emozionante come il finale di “Suicide”, che pur evolvendosi da una interpretazione piuttosto fiacca, smorta, per violoncelli ad una esplosione per l’intera sezione d’archi e timpani, tende a mozzare il fiato proprio nel momento di maggior respiro.
Questa caratteristica, che sia voluta o meno non si sa, tende a ritornare più volte all’interno della scrittura, tappando anche il bel finale muscoloso e potente presente in “El Train / Waterline” prima di avviarsi alla conclusione del disco.

Va comunque tenuta in considerazione la varietà di colori presenti nella tavolozza timbrica della sezione ritmica, che regala numerose variazioni e differenti presenze nella sezione, dai tom-tom che interpretano una bella scala particolarmente trascinante in “Burning Car” alla costruzione variegata che diversifica “Execution” e “Jimmy Rats” dalle percussioni timbricamente ricercate, e rafforzate da una buona presenza elettronica, di “Riot”.

Mark Isham nel complesso scrive pagine che rappresentano egregiamente i toni della pellicola, con un carico emotivo e drammatico notevole ed un’atmosfera compatta e pesante. Questa scelta penalizza la lettura tematica favorendo una scrittura più trasversale, ma il risultato, considerato nel contesto del film, è piuttosto buono, anche se nell’ascolto isolato l’assenza di un elemento portante sufficientemente incisivo tende a penalizzare quella che non è completamente una scrittura trasversale.

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