The Duchess

cover_duchess.gifRachel Portman
La duchessa (The Duchess – 2008)
Lakeshore Records 78016340392
18 brani – durata: 42’00”

La triste storia della Duchessa Georgiana Spencer, infelice antesignana settecentesca della ben più nota Lady D., viene narrata dal regista Saul Dibb attraverso una pellicola mai magniloquente, ma anzi molto quieta e introspettiva, nella quale l’accompagnamento musicale è affidato alla sensibilità di Rachel Portman, non nuova a questo genere di produzione (come dimostra l’Oscar vinto per l’austeniano Emma). La compositrice non eccede in creatività e si attiene a quelle che sono le richieste standard di un tradizionale film in costume senza particolari ambizioni politico-sociali o di indagine psicologica (niente a che vedere con la spietata bellezza di opere come L’età dell’innocenza o Ritratto di Signora) ma che mescola semplicemente amore e dramma personale, creando così una partitura attenta, raffinata ma anche molto semplice. Esplicativo a tal proposito è l’introduttivo “The Duchess”, solenne e fluido nel ricercare quella piacevolezza melodica che introduce con immediatezza lo spettatore nell’atmosfera levigata ed elegante del racconto; spunta da subito anche il grazioso tema principale che tornerà regolarmente nel corso del film e che rappresenta la nota distintiva dell’intero score.
Dal punto di vista strumentale la Portman non si fa sedurre da particolari bizzarrie e, classicamente, usa soprattutto archi e pianoforte; la qualità emotiva dei brani segue diligentemente l’andamento della vicenda, toccando quindi punte di disperazione in “Mistake of Your Life”, un pezzo cupo, lento ed insinuante dalla chiusura particolarmente passionale, nel minaccioso “Rape” che, pur nei prevedibili toni carichi d’allarme e di senso di pericolo riesce a mantenersi raccolto, interiore, così come il drammatico “Never See Your Children Again”.
Si nota poi la differenza tra pezzi maggiormente riflessivi ed intimi (“I Think of You All The Time”, o “G. and Grey Make Love”, amaro ma anche carico di forza e impeto passionali) e altri  più impersonali, usati nel film per accompagnare un passaggio tra due momenti della storia (“Six Years Later”), per sottolineare una situazione particolare o un ambiente, come nella prima parte, briosa e quasi ammiccante, di “G. and Grey Together in Bath”, brano che si carica però di tensione sul finale affidato agli archi.
Il tema principale torna nella sua pienezza negli “End Titles”, traccia gradevolissima all’ascolto e sicuramente rappresentativa di un’opera cinematografica e musicale non indimenticabile ma umanamente toccante e stilisticamente molto sobria capace di narrare con sguardo quieto una storia di errori, sofferenza e sconfitta.

Stampa