The Holiday

The HolidayHans Zimmer
The Holiday (L’amore non va in vacanza, 2006)
Varèse Sarabande – VSD 6784
22 brani – durata: 48’25”



Passerà sicuramente alla storia della musica da film quest’ultima regia di Nancy Meyers, gradevole commedia romantica al di là delle limitazioni di una sceneggiatura dalla tenuta discontinua e una resa complessiva indebolita dall’eccessiva indulgenza nel cliché del sentimentalismo lezioso. Ma a farne la gloria negli annali del medium non sarà, forse per la prima volta, la musica in sé per sé quanto il pretesto narrativo derivante da uno dei quattro protagonisti coinvolti nel gioco delle coppie su cui il film punta tutto: un come sempre vulcanico Jack Black nei panni di un compositore cinematografico in adorazione incondizionata per Ennio Morricone, che gira in decappottabile per le strade di Los Angeles ascoltando Nuovo Cinema Paradiso, consiglia alla futura compagna Kate Winslet le musiche di Mission e compone un tema che trasuda riferimenti alle melodie morriconiane del Leone più nostalgico. La conseguente apertura ad un procedimento autoriflessivo favorita dallo strutturarsi del film nel film non sarà dei più avvincenti, eppure stimola sufficientemente l’estro leggero di Hans Zimmer – alla sua seconda collaborazione con la regista di Tutto può succedere – nel produrre una partitura originale in rapporto attivo con l’oneroso presupposto del girato. Non solo il refrain di Black – scaturito ovviamente dalla mani dello stesso Zimmer – scavalca lo status di musica interna (ma già esterna alle immagini fittizie su cui l’attore lavora), divenendo all’occasione motivo d’amore per il duo parallelo Cameron Diaz-Jude Law, ma è l’intera prova del musicista tedesco ad incanalarsi sui binari dell’omaggio organico, estendendo l’essenza musicale del celebrato compositore romano a buona parte delle soluzioni stilistiche approntate. Zimmer sembra infatti individuare nella più florida vena lounge e bossa-nova del recente premio Oscar alla carriera il registro da cui spandere pagine attraversate da una frivolezza e da un tocco sofisticato, indubbiamente adeguati allo spirito del testo. Disponibile ad ampi passaggi emozionali per pianoforte e orchestra (“Iris And Jasper”) e impreziosito dalla rinnovata presenza agli assoli di chitarra classica di Heitor Pereira (“Light My Fire”), l’approccio vintage conferisce anche un sapore autobiografico allo score, vicino com’è in alcuni passaggi agli esordi pop del compositore de Il Gladiatore – anch’egli in fin dei conti omaggiato nel film a proposito delle sue musiche per A spasso con Daisy (insieme al suo nome anche quelli di Williams e Vangelis). Frutto di queste concessioni alle sonorità rock-pop dal sapore Art of Noise sono alcune delle invenzioni più agili, responsabili di un frequente ritorno all’ascolto del disco, come la raggiante esplosione violinistica del tema principale (“Maestro”, “Cry”) e la briosa “Dream Kitchen”.
Fatta eccezione per la decorosa applicazione a Il Codice Da Vinci, ci si ritrova dunque a lodare nuovamente uno dei più acclamati compositori hollywoodiani per una commissione leggera, e non pare di essere gli unici. Ma se a paragone della recente composizione per il piratesco verbinskiano La maledizione del forziere fantasma questo piccolo divertissement sempre all’altezza della situazione sembra un diamante a cospetto di un prodotto di bassa bigiotteria un motivo dovrà pur esserci.

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