La matassa

cover_la_matassa.jpgPaolo Buonvino
La matassa (2009)
EMI / GDM 2092
24 brani – durata: 35’23”

La matassa ha con sé tutti i colori musicali della Sicilia”: ciò viene specificato nel libretto del CD. E frase non può essere più veritiera, visto che si respira realmente in questa colonna sonora di Paolo Buonvino tutta la musicalità tipicamente mediterranea, sicula fin nel midollo, con le sue tante sfaccettature: romantica, goliardica, calorosa, effervescente e malinconica. Il compositore siciliano per questa terza incursione nella Settima Arte dei due comici palermitani Ficarra e Picone, con ambientazione della storia a Catania, a differenza dei primi due film con location a Palermo e dintorni, crea una partitura vivace e a tratti tenera, utilizzando ottimamente l’orchestra Roma Sinfonietta e uno stuolo di solisti davvero eccezionali. La durata della maggior parte dei brani non supera i 30” o il minuto, ma si assaporano, come un buon piatto siciliano, dei temi e dei passaggi davvero deliziosi e carichi di energia strabordante, che in alcuni casi ti fanno venir voglia di ballare senza freni inibitori. E’ il caso di pezzi quali “Pizzini (seconda parte)”, “Cimici o alici?”, “Piazza Italia” o il leitmotiv principale, in forma di marcia bandistica, “La matassa”. Essendo una pellicola comica a prevalere nello score è l’aspetto, ovviamente, brillante, allegro, con rari sprazzi di dolcezza (il tema per pianoforte e tappeto d’archi “Paolo e Gaetano” o il brevissimo “In punta di piedi”) e movimenti luttuosi (“La vita continua”).
Una scarica d’adrenalina, con quel vulcanico utilizzo di fiati, ottoni, percussioni e archi, con la parte da leone del violino, la si ha con uno dei brani più coinvolgenti dell’intera partitura, “Amuninni!”, diretto magistralmente da Antongiulio Frulio: invero straordinario!
Si rasserena l’atmosfera dell’album con il brano di chiusura, “Come fratelli”, in tipico stile buonviniano, che rammenta alcune composizioni dell’autore catanese per i film di Gabriele Muccino. Un pezzo molto trascinante per intensità e arrangiamento orchestrale, dove primeggia sia l’intera orchestra che le parti solistiche, tra cui fisarmoniche, chitarre e programmazione elettronica. Un egregio esempio compositivo che conferma la bravura di Paolo Buonvino e la sua ottima aderenza alle esigenze narrative dei film che commenta.

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