13 Nov2007
Rushmore
Scritto da Mattia Garofano. Pubblicato in Cinema
Mark Mothersbaugh/AA.VV:.
Rushmore (id., 1999)
London Records 314-556-074-2IN02
20 brani (11 canzoni + 9 di commento) - durata: 49'09"
Per farsi un’idea di come le musiche dei film di Wes Anderson si incrocino alle trame delle sue storie, credo sia importante conoscere lo stile e i personaggi di questo giovane regista. Uno stile comico che gioca tutto di sottrazione e che dà un tono trattenuto ed elegante agli interpreti e alla messa in scena. Questo fa spostare l’asse della classica commedia verso situazioni che si colorano di una lieve austerità. Ma attenzione: si tratta di una austerità autoironica, che non può che sfociare nel sorriso.
Le musiche di
Rushmore hanno la stessa connotazione. Partiamo da quelle composte ad hoc per la pellicola, il cui autore è Mark Mothersbaugh, un musicista che ha fatto parte per lungo tempo di un gruppo new wave rock degli anni ‘70. Qui ci offre il tema del film, “Rushmore theme”, attraverso una melodia suonata da archi pizzicati, in una performance da musica da camera. Niente di più serio che un pezzo di musica classica, verrebbe da pensare: ma se lo si ascolta attentamente emerge inevitabile un tono di leggerezza e disimpegno. Quasi una finta serietà, anzi una simpatica severità. Lo stesso vale per gli altri brani da lui composti come “Sharp Little Guy” , “Edward Appleby (In Memoriam)”, “Margareth Yang’s Theme”, “Hardest Geometry Problem in the World”. Musiche e personaggi hanno il medesimo “timbro”.
L’altra parte della colonna sonora, quella non originale, è un insieme di brani di stampo britpop degli anni ’60: i Creation, Cat Stevens, gli Who, John Lennon, i Kinks. L’effetto di ammiccamento nostalgico è evidente, ma Anderson non li inserisce come semplice contributo enfatizzante tipico delle opere postmoderne (vedi Tarantino). Sa piuttosto integrare e accompagnare le immagini portando a compimento il suo mood fatto di sottrazioni, di esplicitazioni trattenute, di eleganza e di compostezza. Un atteggiamento decisamente sincero e autoriale tanto che continuerà nelle opere successive:
The Royal Tenenbaums e
Le avventure acquatiche di Steve Zissou.
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