The Dark Tower

cover the dark towerTom Holkenborg aka Junkie XL
La torre nera (The Dark Tower, 2017)
Sony Masterworks, 8719262005327
29 brani – durata: 66’ 55’’

Grandi compositori (da Thomas Newman a James Newton Howard, da Wendy Carlos a Michael Kamen) si sono messi alla prova con opere cinematografiche tratte da libri o racconti di Stephen King. Trasformare in musica le attese e le paure incastonate nelle storie dello scrittore americano non è stato sempre facile e spesso le colonne sonore hanno fatto fatica a stare dietro alla pellicola che si prefiggevano di accompagnare.
Tra le serie di maggior successo scritte da Stephen King vi è sicuramente “La torre nera” che, a detta dello scrittore, è un’opera nella quale confluiscono le sue più grandi passioni. Tuttavia la trasposizione cinematografica è rimasta attardata rispetto alla complessa visione che lo scrittore ha dato all’opera letteraria. Non è un caso che l’omonimo film del 2017 non ha convinto né pubblico né critica, rimanendo in tal modo uno dei tanti progetti abortiti (visto che sarebbero dovuti essere realizzati altri film della serie).

Per il lungometraggio di Nikolaj Arcel, Junkie XL, pseudonimo di Tom Holkenborg (leggi intervista), è stato chiamato al compito di comporre una partitura che avrebbe dovuto incorniciare quanto previsto dalla sceneggiatura (scritta dallo stesso regista oltre che dal più famoso Akiva Goldsman).
L’impianto musicale di Junkie XL si presenta fin dall’inizio privo di una reale identità, assorto in lunghe attese senza sbocco. Così come era stato per le grandi saghe del passato (basti pensare al lavoro di Howard Shore per Il signore degli anelli o a John Williams per Star Wars), si attendeva una partitura che potesse essere parte integrante della narrazione filmica, complemento della drammaturgia scenica. Invece, fin dai primi brani (“The dark tower”, “The face of my father”, “I kill with my heart, skin people”) non si carpisce alcun elemento distintivo della partitura: nessun tema riconoscibile, alcun elemento identificativo. I primi quattro brani cercano di creare l’atmosfera di mistero che un mondo nuovo dovrebbe portare nella mente di un qualsivoglia spettatore, ma permangono solo come “rumori di fondo”, lontani da qualsiasi schema musicale. In “Getting a Toothbrush” ritroviamo, seppur in maniera abbozzata, alcuni stilemi del compositore; percussioni incessanti, che ricordano da vicino il brano “Blood Bag” di Mad Max - Fury Road, movimentano l’andamento della score che comunque rimane impantanata. Non si percepisce alcuno sviluppo nei brani successivi come “Dutch Hill”, “Guardian” e “Arrival in Mid-World”, nei quali l’elettronica gioca un ruolo fondante (non dimentichiamo che le origini di Tom Holkenborg sono nella electron music).
La partitura di Junkie XL ha il comune denominatore dell’elettronica che costituisce la parte essenziale della stessa. Nei pezzi successivi non vi è alcun cambiamento di linea. L’unico squarcio lirico si apre nel brano “Manny village”, nel quale entrano in scena i fiati e prendono il sopravvento sul substrato elettronico che costituisce l’effettivo protagonista dell’intera score, nella quale si trovano pochi altri elementi distintivi, solo alcuni momenti in cui il compositore cerca di infondere un’anima alla sua creatura. In “A chicken, a goat and one bullet” ritroviamo quelle increspature percussionistiche tipiche del compositore ma anche in questo caso sono pause nell’andamento sospensivo che caratterizza tutta la colonna sonora.
I brani che spiccano in questa ultima parte di OST sono “The creed” e “Tall, dark and handsome”; il primo per il tessuto lirico che Junkie XL ha saputo ordire e il secondo per la classica componente percussionistica che sembra essere metafora musicale di un continuo correre. La partitura così come il film, soffre di tempi troppo stretti; non è un caso che in “It will fall” e “Collateral damage” (le tracce più lunghe della score) troviamo le migliori pagine scritte da Holkenborg per questo lungometraggio, pagine nelle quali il respiro si allarga e trova la giusta dimensione nei fiati che si mescolano agli effetti elettronici e percussionistici. Nella conclusione il compositore sembra aver trovato la giusta mistione di elementi equilibrati nell’epico “Roland of Eld”.
La partitura di The Dark Tower è certamente un’opera musicale dalla quale si attendeva qualcosa in più. Probabilmente, alla base di questo parziale insuccesso sta la mancanza di forza della pellicola stessa. Si sa che un compositore scrive grandi partiture quando viene ispirato dalle immagini che deve musicare. Nel caso di Junkie XL forse è mancato proprio l’apporto che il regista avrebbe dovuto dare, al fine di rendere la score capace di incidere sull’animo dell’ascoltatore e spettatore.                                   

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