I Vampiri & Caltiki il mostro immortale

Roman Vlad/Roberto Nicolosi I Vampiri
I Vampiri (1956) / Caltiki il mostro immortale (1959)
Digitmovies  CDDMO58-1/CDDMO58-2
18 brani di commento + 1 canzone - durata: 46’ 12”/ 18 brani di commento – durata: 44’ 54”



Il rumeno Roman Vlad scrive una colonna sonora che non sembra abbia  molto a che fare con le tradizioni vampiresche della sua terra. I “Vampiri (Titoli)” si giostra tutto sull’ansia e sullo spleen degli archi in un tono drammatico e cupo che si delinea anche nei clarinetti di “Cadavere nella Senna”. E’ un leitmotiv senza incisività che lascia molto a desiderare. Sempre presenti gli ottoni gotici e luttuosi, le atmosfere tetre e disperate, gli effetti spettrali, l’ambientazione depressiva  costante. Il clichè, lo stereotipo legato alle colonne sonore del genere horror è sempre dietro l’angolo. La noia, all’ascolto, regna sovrana. L’omologazione dei brani, difficilmente distinguibili fra loro se non per una ispirazione musicale scadente, è eccezionale. “Pierre e Giselle” fa il verso a una malinconica romanza, in un botta e risposta degli archi. “Ricatto e uccisione” è un incedere noioso di note irritanti, “Tragica notizia e funerale” uno scassato susseguirsi di sonorità sgraziate. Perfino il “Valzer” non riesce ad uscire da una disperazione generalizzata. Detto ciò si possono salvare il pianoforte solista, quasi nascosto e trasparente di “Un vecchio disco che suona” e i vocalizzi femminili di “To Mirna”, di Edda dell’Orso. Decisamente troppo poco. Passando a Caltiki-il mostro immortale di Roberto Nicolosi si parte con un buon brano rarefatto, enigmatico, ricamato dagli interventi di fagotto, oboe e pianoforte (“Prologo e titoli”). La “Fuga dal terrore” è un alternarsi di pianoforte inquieto e orchestra lugubre. Il pianoforte parla con uno staccato secco ne “Il superstite”, con ottoni in contrappunto. Belle e molto afro le percussioni ficcanti della “Danza Tam Tam”, con urla tribali sullo sfondo. Ci sono poi duetti pianoforte-orchestra, momenti affidati alla preziosità dell’arpa, climax orchestrali legati al mostro Caltiki, ostinati di pianoforte e tessiture melodiche di violino, nasali e contemplativi fagotti. Ma rimane un grosso problema:la musica è quasi sempre puro sfondo che non riesce a sopravvivere al di fuori delle immagini.

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