Sentenza di morte

cover sentenza di morte grandeGianni Ferrio
Sentenza di morte (1968)
Digitmovies/Digitsoundtracks DGST 030
28 brani – durata: 53’ 50’’

Il film è un originalissimo western in quattro episodi diretto da Mario Lanfranchi durante la fase più creativa del genere. Colpiscono l’impostazione drammaturgica e la recitazione teatrale: ogni atto è un capitolo della vendetta di un giustiziere (Robin Clarke) contro quattro villain responsabili dell’uccisione del di lui fratello, ma più che l’azione prevalgono i dialoghi. Del resto i cattivi sono interpretati da quattro attori di prim’ordine che, come il regista, vantavano lunga e diversificata esperienza in teatro: Richard Conte (un proprietario terriero messicano), Enrico Maria Salerno (un giocatore di poker professionista), Adolfo Celi (un predicatore fanatico), Tomas Milian (un albino nevrotico ed epilettico ossessionato dall’oro e dalle donne bionde).

Molto particolare, per i suoi tocchi di surrealismo, anche la partitura scritta da Gianni Ferrio. Fu incaricato per volontà di Lanfranchi, che inizialmente si era autocandidato come autore del commento musicale in virtù dei suoi studi di pianoforte, ma i produttori preferirono rivolgersi ad un professionista. Il tema tratto dalla canzone dei titoli di testa e di coda “The last game” (una sorta di spiritual con Nevil Cameron alla voce) funge da denominatore comune dei quattro tempi e ricopre tutta la narrazione filmica con una densa coltre jazzistica. In ognuno dei quattro episodi si integrano o si affiancano alle varie declinazioni strumentali del tema forme di astrattismo jazz, con timbriche diverse in primo piano: vibrafono, flauto, e percussioni per il primo (“Midnight game”, “The last game at noon”, “Night waiting”); vibrafono e pulsazioni di contrabbasso per il secondo (“The first game”, “The first and last game”, “Death game”); tromba con sordina e chitarra classica per il terzo (“Cool Mexico”); organo elettrico e vocalizzi maschili e femminili (I Cantori Moderni di Alessandroni) per il quarto (“Golden nightmare”, “The girl with golden air”, “A hole in the earth”, “This is a crazy man”, “Town at sundown”). Le influenze jazz, così poco considerate dai musicisti implicati nel western (sebbene non manchino eccezioni macroscopiche), non solo danno sorprendentemente la giusta profondità alle location del film (aride distese desertiche, squallidi saloon, desolate città fantasma, chiese ridotte a ruderi, cimiteri gotici), ma seguono con esattezza anche i contorni dei caratteri.
Altri episodi di provenienza leitmotivica sono “Wild horses”, dinamica versione strumentale per sezione fiati e percussioni, relativa ad una scena d’azione del primo atto; “Guitar game”, arrangiamento per due chitarre classiche, a sostegno del dialogo romantico del quarto atto tra il protagonista e la donna bionda usata come esca per stanare il cattivo; “The canyon’s girl”, variazione per chitarra elettrica - in realtà ereditata dalla seconda parte di “The last game at noon” – concomitante con la comparsa sulla scena della donna bionda. “Hot Mexico” è invece un’invenzione etnica per due chitarre, trombe e percussioni, in corrispondenza della fiesta messicana del primo atto.
Questa edizione definitiva a cura della Digitmovies pone fine ad un irregolare percorso editoriale: nel 1968 la CAM pubblicò in vinile la colonna sonora scandita in 19 brani per un totale di 32’ e 49’’ di musica; la stessa etichetta romana nel 1999 rilasciò in un CD dedicato ai western di Ferrio un resoconto di sole sette tracce. Guadagnato l’accesso ai nastri originali delle sessioni di registrazione, la casa discografica abruzzese ha reintegrato la scaletta completa del vecchio 33 giri, aggiungendo circa 20 minuti di materiale sonoro inedito scandito in nove bonus track.
Per finire, una curiosità: per scopi puramente promozionali, la canzone dei titoli di testa venne incisa su 45 giri da Nevil Cameron anche con testo in italiano (“L’ultima partita”).

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