Breathing

cover breathingElectric Youth (Austin Garrick & Bronwyn Griffin)
Breathing (2017)
Milan Records LC8126
23 brani – Durata: 65’00”

Appassionati delle colonne sonore di John Carpenter, Giorgio Moroder, Jerry Goldsmith (il periodo dei ’90 in piena fase score solo synth) e Alan Parsons Project unitevi! Questa score fa per voi e non dovete lasciarvela scappare!
Ma una precisazione è doverosa: questa OST interamente elettronica, molto anni ‘80, Breathing (trad. Respirazione), non appartiene a nessun film; difatti la cover del CD riporta la dicitura “Original Motion Picture Soundtrack From A Lost Film”, un film perduto o meglio ancora mai girato, incompiuto. In principio questa score era stata concepita come colonna sonora portante di un progetto del regista Nicolas Winding Refn (Drive, The Neon Demon), non andato a buon fine.

Però, anche se Breathing risulta essere a tutti gli effetti il nuovo album del 2017 degli Electric Youth, è una vera e propria partitura cinematografica sci-fi horror, e di quelle che ti lasciano a bocca aperta fin dal primo brano. Gli Electric Youth sono il duo canadese synthpop Austin Garrick & Bronwyn Griffin, il primo, produttore, cantautore, tastierista e batterista, la seconda, vocalist e cantautrice. Nel confrontarsi con una partitura filmica dopo due esperienze in corti del medesimo genere di questo film perduto, il duo si è fatto ammaliare dalle musiche per immagini dei summenzionati Carpenter, Goldsmith, Moroder e degli Alan Parsons Project, cospargendo la loro score di rimandi e quasi citazioni, rinverdendole e destrutturandole in modo pregevole ed efficace, anche se non sapremo mai come sarebbero state sulle sequenze di questa storia, almeno dalla copertina del CD o del vinile, di fantascienza orrorifica. La prima traccia, “This Was Our House” col suo piano riverberato che enuncia il leitmotiv da nenia horror e un vocalismo femminile fanciullesco su effetti synth fantasmatici e archi campionati, richiama il tema di Carol Anne di Goldsmith per il mitico Poltergeist. Bronwyn Griffin canta in modo etereo la bella canzone pop “Where Did You Go” tra gli Alan Parsons Project e Giorgio Moroder. Lo stile di Carpenter si palesa nella lunga tensione cantilenante horror di “Breathing”. “It’s Them” con i suoi archi campionati diradati e delicati che presentano il tema portante, ci avvolgono in una discesa agli inferi piacevolmente inebriante e consolatoria, che tradisce le sue vere malefiche intenzioni: il leitmotiv goldsmithiano non poteva essere più trascinante e mostrato in tutta la sua carica di pathos funerea e affascinante, da ipnotizzare l’ascoltatore! Ondulazioni sintetiche, talmente vibranti da stordire e anche qui ipnotizzare l’ascoltatore, si sentono in “New Things” nel quale il tema principale si camuffa suggestionando. “Machine 2.0” è un elegia in cui le tastiere sono protagoniste come in “In the Air Two” nel quale pezzo divengono pura energia celestiale. “Still My Love” è un’altra canzone teneramente pop tra Moroder e Alan Parsons Project con un pizzico dei Toto. Alcuni passaggi di questa partitura enfaticamente e delicatamente horror e sci-fi, come se il protagonista alieno di Starman incontrasse il serial killer Michael Myers di Halloween, non a caso entrambi di Carpenter, sono un vero amalgama di magnetismi sonori forti e profondi. Vedi ad esempio il cardiaco “Here It Is” o l’alienante “Loni’s Goodbye” o i passionali “Sisters Theme” e “They’re Still Here” altri magnifici esempi della notevole vena melodica del duo di Toronto. Un piano commosso rarefa l’ambiente acustico in “What Is It” su sintetizzatori da nenia infantile misterica e il suo vocalismo sospirante, mentre in “Ether” tutto si fa cupo ed estenuante (con una citazione al Vangelis di Blade Runner). Oscurità synth che pervade anche le due parti telluriche e fintamente rassicuranti di “Chunnel”. “Nic’s Theme” è l’ultimo scampolo tematico quieto di questa eccellente score non score!            

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