Jane & Payne

cover jane payneAndrés Goldstein & Daniel Tarrab
Jane & Payne (2017)
Quartet Records
17 brani – Durata: 35’00”

Su Netflix per un periodo si è avuta la possibilità di vedere questo bel documentario, diretto dal celebre documentarista Boy Olmi, sull’incontro tra Jane Goodall e Roger Payne, due veri eroi della difesa dell’ambiente, due leggende nella conservazione della Patagonia argentina negli anni ‘80.

Nelle immagini i due si incontrano oggi nel campo di osservazione delle balene che Roger ha creato nella sua giovinezza e condividono le loro opinioni sui problemi che colpiscono il nostro pianeta e le loro soluzioni. Le musiche sono state affidate al duo di importanti compositori argentini Andrés Goldstein & Daniel Tarrab (XXY, Wakolda) che partendo da un tema dolcemente malinconico, molto vicino alle melodie di Joe Hisaishi per il sodale Hayao Miyazaki, dimostrano la loro passione per la terra natia, per l’appunto l’Argentina, e la Patagonia con una score rilassante, inebriante, etnica e altamente emozionale, con uso prevalente di strumenti quali violoncello, contrabbasso, pianoforte, ronroco (un cordofono a cinque corde doppie, originario delle Ande boliviane), ukulele, charango (piccola chitarra sudamericana con la cassa ricavata da una conchiglia), chitarra acustica ed elettrica, sarangi (antico strumento musicale indiano ad arco, simile al violino), percussioni ed elettronica, tutti supportati da un’orchestrazione accurata e trascinante. “The Sea and The Forest” è un esempio di quanto detto per cura dell’orchestrazione ed esecuzione degli strumenti etnici in un coacervo di emozioni melodiche ed armoniche davvero unico e avvolgente. Idem “Encuentro en el Puente de la Mujer” per intensità e trasporto sonoro.  “Gaviotas the Sunset is Coming Now” per ukulele, chitarre e charango, gravita su un tema filiforme e delicato come la natura che circonda i due protagonisti Jane & Payne, a contatto con una balena che si ascolta nel pezzo con il suo verso acuto e doloroso ma gradevole al contempo. “Armadillo” per solo piano, violoncello e percussioni presenta un tema colmo di astrattismi leggeri. “Almuerzo” è puro brano etnico percussivo con voci tribali e il charango. L’intenso brano per piano “What I hope for the future” nella sua evoluzione gruisiana della performance denota, pur nella brevità, la sua assonanza al mondo tematico di Hisaishi. “Avistaje” ben traccia le linee di demarcazione tra il melodismo soave della partitura e il mondo sonoro di provenienza dei due compositori: il Sud America. La stessa sensazione si ha con il pezzo percussivo e chitarristico “Fotos” che leggero vola via vibratile tra le righe del pentagramma. “Acantilado” inizia tensivo con un effetto elettronico cupo per cedere il passo al piano, il violoncello e alle percussioni in un controcanto di tenera leggiadria. “A solas” è altro pezzo vibrante di emozionalità hisaishiana, da lacrime agli occhi. “Harrisong” è un ballabile dalle cadenze pop. “Meditacion”, come dice il titolo stesso del brano, è meditazione pura tra archi campionati e ukulele, charango e chitarra acustica. “We Got to Be Ready” espone il tema secondario per piano che poi si intreccia a quello primario in un vortice di delicatezze musicali senza fine. “Micro” e “Elefante marino” sono due pezzi che passano dalle percussioni etniche, ronroco e charango il primo al suono impalpabile delle chitarre e sarangi il secondo. “Creditos finales” esprime al meglio i motivi portanti dello scoring del documentario su una base elettronica ambient e il suono delle chitarre e del piano. Una OST amabile da ascoltare in viaggio!     

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