L’insegnante balla…con tutta la classe

cover insegnante ballaWalter Rizzati
L’insegnante balla…con tutta la classe (1979)
Beat Records DDJ - DDJ043
19 brani - Durata: 51’ 10’’

Tra i filoni di strepitoso successo del nostro cinema popolare, splende imbottita dei favori di  variegate generazioni di pubblico, quanto dell’aborrire della critica di ieri e oggi, la cosiddetta “commedia sexy”. Sotto-genere nato a metà degli anni Settanta dall’intuizione di un gruppo ridotto di sceneggiatori e registi che ne sono stati parte pulsante e creativa, la famigerata “commediaccia” ha saputo regalare allo spettatore grasse e spensierate risate scaturite dalle maschere di attori comici di talento e meravigliose donzelle poco vestite in tutto il loro splendore che non conosceva siliconi e botulini. Anche un sottogenere sa poi plasmare ulteriori etichette contestuali e una delle più significative è stata indubbiamente quella dell’ambientazione scolastica.

All’interno delle aule assistiamo ad archetipi narrativi di grande impatto comico, con studenti dall’ormone in tumulto e in vena di scherzi atroci al professore o preside tutto d’un pezzo, ma soprattutto all’iconografia di una protagonista femminile che catalizza l’intero polo erotico del film. E’ un erotismo tutto sommato allegro, disimpegnato, ingiustificato, ma soprattutto è una spolverata di sapori piccanti che si limitano al visivo femmineo, senza andare oltre negli atti, relegati a certo cinema d’autore. La donna è mostrata in tutto il suo splendore “igienico”, spesso sotto la doccia a lavar via ogni peccato con innocente e florido candore nudo. L’uomo è ridicolo, a latente impotenza, il più delle volte documentato nelle proprie dolenti smorfie ferine di eccitazione da dietro un buco della serratura. Così la “commedia sexy” diventa un manifesto di teorica scopofilia. Si diceva delle aule scolastiche smosse dalla protagonista femminile, l’icona che di volta in volta può essere “Compagna di banco”, “Liceale”, Professoressa”, “Ripetente” o, come in questo caso, istituzionalmente “Insegnante”. Accanto alle simbologie viventi Edwige Fenech o Gloria Guida, rispettivamente insegnante e liceale per antonomasia, nel titolo in questione diretto dal prolifico Giuliano Carnimeo, c’è Nadia Cassini. L’attrice italo-americana rappresenta in quegli anni una valida alternativa “didattica” alle succitate e qui incarna una generosa professoressa di ginnastica, ad esaltare l’incontestabile forma fisica convergente in un iconico sedere, parte del corpo che l’ha resa celeberrima. Il film di Carnimeo arriva nelle sale in piena maturità stilistica del genere, che a dire il vero sarebbe sfiorita nel giro di pochissime stagioni. A ogni modo, oltre alla bella Nadia, qui le situazioni comiche sono nobilitate da assi della risata quali Lino Banfi, Renzo Montagnani, Alvaro Vitali e Mario Carotenuto, tutti agnelli sacrificali dello squilibrio provocato loro dalla professoressa con il pallino del ballo e che porta avanti una battaglia per fare della disciplina una colonna portante della propria materia.
A proposito di suggestioni danzerecce, con la fine del decennio la cinematografia italiana sforna opere ispirate al modello travoltiano de La febbre del sabato sera e sembra sbocco naturale quello di contaminare tal commediaccia con il filone “disco” in voga in quel preciso momento storico.
Influenzata strutturalmente dal modello tematico è soprattutto la colonna sonora. La soundtrack è affidata a Romano “Walter” Rizzati, interessante compositore che proprio in quegli anni dà sfogo alla propria vena creativa musicando titoli di diversa natura, dalla commedia avventurosa di Bud Spencer e Terence Hill (Io sto con gli ippopotami, 1979) all’horror (Quella villa accanto al cimitero, 1981) fino al post-atomico (1990: I guerrieri del Bronx, 1982). Rizzati si affida a una musica fresca, leggera, di base strutturale disco-funky, ma che non disdegna gustosi tratti parodistici, ben incastonata tra le sequenze comico-erotiche della vicenda. Bel recupero questo della Beat Records, facente parte della serie DDJ, ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia discografica del caleidoscopico universo delle colonne sonore del nostro periodo “cult”, evitando snobismi di sorta e affidandosi a un grande spirito filologico. Se poi consideriamo che lo score finora era totalmente inedito, se si esclude un solo brano uscito in un preistorico 45 giri dell’epoca, il disco assume un valore ancora più prezioso.
Apre le danze il brano “Walking about”, morbido funky screziato di virtuosismi tastieristici, flauti sintetici e sfumature melodiche elettroniche che fanno il verso all’impianto strumentale dei Bee Gees. Lo schema si ripete con variazioni del caso in “Seq. 1”, “Seq. 3”, “Seq. 7” e la finale ricapitolativa “Seq. 13”, mentre “Seq. 6”, con un uso più martellante di piano e percussioni ammantati da sonorità “Shaft”, sembra venir fuori da un “poliziottesco” d’epoca. Più ritmo e sonorità luminose in “Seq. 8”, che ha tutta l’aria di essere una sorta di versione “demo” di Disco Inferno. Rizzati compone anche morbidi swing con atmosfere lounge contaminate da un parsimonioso uso dell’elettronica e alcune svisate di sax e percussioni eleganti da night-club (“Seq. 2”; “Seq. 5”; “Seq. 10”), mentre la successiva “Seq. 4” è uno scatenato brano da pista con impianto semi-parodistico (nel film denota infatti il “demone” del ballo che possiede gli scalcagnati protagonisti comici estasiati dalle sinuose movenze della bella Nadia). Si prosegue con “Seq. 9”, scatenato rock ‘n’ roll strumentale a documentare l’immancabile momento della competizione danzerina su pista, chiaro trionfo dei protagonisti. La parte squisitamente macchietistica è affidata a “Seq. 11”, elettro-marcetta stile Sturmtruppen, e a “Seq. 12”, un passionale tango ad accompagnare le gesta del rigido professore Lino Banfi, trasformatosi in ballerino provetto dopo le sanguinose lezioni della professoressa bona. Concludono il quadro sonoro tre versioni del brano “Little night”, funky “sporcato” da una bella melodia tipicamente all’italiana e due variazioni di “Music on the rain”, sorta di traccia summa a rappresentare la morfologia da Saturday Night. Un disco che per significante tematico non può non destare simpatia e sensazioni positive. E’ aderente all’opera, ma anche ideale al di fuori del corrispettivo visivo a fungere da colonna sonora di una festa squisitamente vintage. Curiosità: nei titoli di testa del film risuona il brano “Morning song”, cantato dalla stessa Cassini, ma che è tratto da un LP coevo e per tal motivo è assente nel disco.

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