Un urlo dalle tenebre (L’esorcista n. 2)
Giuliano Sorgini
Un urlo dalle tenebre (L’esorcista n. 2) (1975)
Digitmovies CDDM280
19 brani – Durata: 52’ 00’’
Caratteristica portante del cinema di genere italiano è stata quella di sfruttare opere filmiche di successo mondiale e riportarne i componenti narrativi allo stile e alla caparbietà artigianale nazionale. Così, dopo l’uscita de L’esorcista (William Friedkin, 1973), le nostre sale si riempiono di emuli e persino parodie ben prima che giungano i sequel ufficiali del capolavoro americano: L’ossessa (Mario Gariazzo, 1974) e L’Anticristo (Alberto De Martino, 1974) rientrano nella prima categoria, L’Esorciccio (Ciccio Ingrassia, 1975) nella seconda, fino a giungere a veri prodotti di exploitation estrema quali gli speculari Malabimba (Andrea Bianchi, 1979) e La bimba di Satana (Mario Bianchi, 1980), più interessati alle abbondanti grazie femminee che ai rituali esorcistici.
Tra i frutti di questa filiazione un po’ folle si inserisce Un urlo dalle tenebre, conosciuto anche con l’esplicito sottotitolo di L’esorcista n. 2. A leggere il nome del regista si comprende la natura dell’operazione: Elo Pannacciò è uno dei nomi di punta del trash italico, mentre il non accreditato Franco Lo Cascio, dopo gli inizi “regolari” sarà un nume tutelare del porno italiano tout-court con lo pseudonimo Luca Damiano.
Un film sgangherato, con un budget visibilmente ridotto, per una vicenda schizzata con le solite bellezze femminili ad ingolosire il piatto. Un’opera che ha tutte le carte in regola per ottenere la patente di “guilty pleasure”, ovvero quei film talmente brutti che alla fine diventano irresistibili.
Tra gli aspetti più riusciti del film rientra senz’altro la colonna sonora di Giuliano Sorgini, nome un po’ insabbiato delle nostre soundtrack, ma che gli appassionati ricordano per l’inquietante colonna sonora dello “zombesco” Non si deve profanare il sonno dei morti (Jorge Grau, 1974), ottimo impasto di suoni ossessionanti, isterie elettroniche e cacofonie taglienti. Sorgini non è stato molto prolifico nel campo delle colone sonore, ma ha saputo fornire un’impronta del tutto originale alle sue composizioni per cinema e documentari (da ricordare il suo Zoo folle, sempre del 1974). Per il film di Pannacciò e Lo Cascio, il maestro elabora uno score variegato e interessante, in cui domina il suono macabro, pur tenendo ben presente il contrasto tra il misticismo positivo e la presenza demoniaca del male. Suoni da sabba, organo, astrattismi, inserimenti sacrali, fasci effettistici e la voce inconfondibile di Edda Dell’Orso compongono un quadro coerente e riuscito. L’etichetta Digitmovies, partendo dal materiale elaborato all’epoca dalla RCA per assemblare un 33 giri promozionale composto di 11 brani destinato al circuito delle libraries, ha aggiunto altre 8 composizioni, tra cui l’importante recupero dei titoli di testa e di coda originari. Le composizioni recano il titolo del film seguito da un sottotitolo che denota i vari segmenti narrativi.
Si inizia con la stregonesca “Messa nera”, a descrivere un nero rituale caratterizzato da fasce atmosferiche e melodie elettroniche gravi che ricordano lo stile del maestro Marcello Giombini, altro nome attivissimo all’epoca. Effetti ribollenti e cacofonici mantenuti in brani quali “Reparto agitati”, le due versioni di “Risonanza” e “Angeli neri”. Se “Organo mistico” e “Suore in convento” recuperano atmosfere da madrigale con organo e oboe a sottolineare la presenza delle “forze del bene” ecclesiastiche, “Momento pop” e “Momento country pop” spezzano l’atmosfera malata del plot con ritmi shake e country tanto cari al cinema del periodo (si nota tra l’altro una certa somiglianza prog con il bel tema del succitato film di Grau, “John Dalton Street”). Il reparto “bonus” è poi arricchito dal recupero dei titoli di testa e di coda originali, che riecheggiano tra un violino distorto e alcuni effetti dal sapore quasi fantascientifico contaminati con le urla strazianti della Dell’Orso e alcune versioni alternative dei temi già editi. Domina infine la scena un lunghissimo brano atmosferico intitolato “Esorcismo”, da scontata apoteosi della vicenda. Lavoro molto interessante di un poco conosciuto musicista le cui innegabili qualità realizzative si ritrovano a cozzare con un prodotto di serie alquanto minore. Impeccabile comunque il lavoro di assemblaggio dell’attenta Digitmovies.