Addio Zio Tom

cover addio zio tomRiz Ortolani
Addio Zio Tom (1971)
GDM – CD CLUB 7089
18 brani – Durata: 41’00”

Esistono opere cinematografiche che sono entrate nell’immaginario solo per la loro colonna sonora, così come esistono quei film che per la loro controversa natura hanno finito involontariamente per insabbiare anche uno score obiettivamente memorabile. E’ questo il caso di Addio zio Tom, opera numero cinque della famigerata coppia di cineasti Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. Esplosi con Mondo cane (1962), geniale invenzione di documentario sugli aspetti shock e bizzarri del nostro globo (da cui il nome del genere, “mondo-movie”) e condannati dal presunto sostrato razzista nel loro colossale Africa addio (1966), secondo cui l’abbandono del Continente Nero da parte dei paesi colonialisti avrebbe ingigantito le problematiche di un autogoverno impossibile, i due girano questo pamphlet tecnicamente monumentale nel 1971.

Abbandonando la forma documentaristica contemporanea, ma non la sostanza stilistica, i due registi si addentrano nella Storia focalizzando il buio periodo schiavista nell’America ottocentesca, attraverso immagini in cui nulla, a parte il sagace commento, è lasciato fuori campo. Per la loro opera omnia (a parte Mondo cane n. 2 del 1963), Jacopetti e Prosperi si servono delle note del maestro Riz Ortolani, già premiato da una prestigiosa nomination all’Oscar per il tema di Mondo cane, quel brano reintitolato “More” (scritto in collaborazione con Nino Oliviero), che ancora oggi è celeberrimo al di là dell’esordio filmico della coppia.
La GDM Music recupera cinque brani inediti da accorpare al materiale edito dell’album originale e documenta perfettamente una soundtrack particolarmente ispirata e perfettamente adeguata al clima isterico del film. Ortolani, dopo aver sonorizzato le variegate sfumature etniche dell’esordio jacopettiprosperiano e aver utilizzato un’autentica musica da kolossal in Africa addio, si affida qui a un eclettismo senza pari, grazie all’alternanza di mistico e rivoluzionario, musica bandistica e classicità alla Via col vento, rock-beat, marce e valzerini.
L’album si apre con “Oh my love”, splendida canzone melodica che accompagna i titoli di testa con l’arrivo dei nostri due giornalisti in soggettiva nel portale della Storia. La voce suadente è quella di Katyna Ranieri, moglie e musa del maestro pesarese. Recentemente l’abbiamo sentita in due prodotti molto diversi: in Drive (2011) di Nicholas Winding Refn, il quale non ha mai nascosto la sua passione viscerale per il cinema estremo di Jacopetti e per la nostra produzione di genere e relative colonne sonore cult. Molto più insospettabile l’utilizzo drammatico che ne fa Massimiliano Bruno nel nostrano Gli ultimi saranno ultimi (2015). Facendo il paio con “More”, che comunque nella versione italiana di Mondo cane non appariva in forma cantata, il brano documenta i momenti più lirici e spettacolari, come le inquadrature paesaggistiche delle location haitiane, utilizzate per ricreare gli Stati Uniti d’epoca, e compare nell’album anche in ulteriori quattro versioni per orchestra e una per arpa e flauto (“Sosta nel lago”). La title-track è invece una marcetta irresistibile, perfettamente aderente agli spostamenti forzati di migliaia di uomini e donne africane. Ortolani qui si affida al registro grottesco per contrastare la drammaticità delle immagini. E il tema si fa presente in parecchie sfumature: “Fort Bastille”, la versione migliore, ne accelera i tratti marziali, a scandire satiricamente l’addestramento degli schiavi come reclute di un campo militare; “Mister Ling” è una versione ridotta e rallentata ad annunciare quasi in maniera thriller-grottesca un tradimento; “Mamie” riprende la tecnica di derivazione disneyana nel sincronizzare le movenze di uomini e animali alla musica. In questo caso si tratta della pachidermica governante di colore, il cui passo pesantissimo è sottolineato dagli ottoni; “Addio zio Tom #2” è un fulmineo medley di variazioni sparse nel film.
La classicità tanto a cara al maestro è poi rispecchiata in alcune esplosioni orchestrali da cinema epico, come “Il mercato degli schiavi”, “La fiera delle meraviglie” e “Cadets’ waltz”, più legate alle sequenze del prepotente contesto dei “padroni”. Infine una menzione d’onore per il brano “Miami”, una bomba rock-beat che rappresenta il tema del “presente” (tre versioni nell’album), quando nel finale i due registi tornano alla realtà contemporanea degli anni Settanta, caratterizzata dalle proteste dei neri in America. A dirla tutta, del film esiste una versione rimontata post-sequestro e intitolata semplicemente Zio Tom in cui al montaggio vennero inserite parecchie scene sostitutive della realtà d’epoca, dopo un incipit che documenta l’assassinio di Martin Luther King e che prosegue con manifestazioni hippie e immagini da Woodstock. Il brano “Miami” documenta tutte le sequenze contemporanee, tuttavia non distinguendosi più come la musica dell’attualità, confinata nella parte conclusiva della versione originaria. Per lo stesso motivo, molte variazioni del tema principale sono assenti nel CD. Poco male, perché Addio zio Tom resta di fatto una delle migliori colonne sonore del panorama cinematografico italiano. Assolutamente da riscoprire.

 

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