The Great Wall

cover the great wallRamin Djawadi
The Great Wall (Id. - 2016)
Milan Records 50339
20 brani – durata: 66’ 36’’

Per chi desidera trascorrere un’ora di musica che possa conferire la carica e lasciare a briglia sciolta l’immaginazione, la musica di Ramin Djawadi è certamente tra le più indicate. Poco dotate di grazia ed eleganza, le partiture del compositore di origine indiana rimangono comunque pregevoli nel loro tentativo di incorniciare le emozioni trasmesse attraverso un film. Basti pensare all’ormai celeberrima musica scritta per Il trono di spade che è stata, certamente, la prima grande opera di Djawadi; tuttavia, come si diceva poco sopra, la tecnica musicale dell’allievo di Zimmer non è raffinata, semmai risulta “tagliata con l’accetta”, tetragona e a volte fracassona. Nonostante questi difetti, nella maggior parte dei casi (pensiamo a Pacific Rim o Warcraft) il tessuto musicale ordito da Djawadi è certamente funzionale allo scopo prescritto dalla pellicola.

Un medesimo discorso si può fare per The Great Wall, esordio nel cinema dei blockbuster del regista Zhang Yimou; di fronte all’irriconoscibile mano registica, Djawadi accosta un tripudio di effetti musicali tanto cari alla sua carriera e che forse ne hanno sempre costituito il punto centrale delle sue partiture. Mi riferisco all’uso insistente delle percussioni che scandiscono in maniera ossessiva quasi tutti i brani della colonna sonora, una trama di archi che marcano il ritmo incalzante, cori che tendono a costituire la componente lirica fusa alla ruvidità dei precedenti elementi.
Proprio sull’onda di quest’ultima componente si apre la score; in “Nameless order” troviamo un coro molto simile a quello già ascoltato in “Mhysa” della serie Il trono di spade, che costituisce il perno centrale attorno al quale ruota l’intera partitura. A questo si aggiungano echi orientali dati dall’uso di strumenti cari alla tradizione cinese immersi nell’atmosfera tipica del cinema hollywoodiano. Pensiamo a “What a wall” o “The great wall” o “A clean start”, brani nei quali il tema principale si unisce e si mischia a sonorità più orientali che, si badi bene, rimangono comunque secondarie.
La colonna sonora di questo film è una corsa continua intramezzata da pochi spazi di riposo; al tema principale si accosta quello che potremmo definire “delle creature malvagie” (che riascolteremo in “Fools and thieves”) caratterizzato da una cupezza e oscurità timbrica che sembra voglia sottolineare la tenebra nella quale dimorano le strane creature.
Pochi momenti di distensione, si diceva, come in “We are not the same” o “The greed man” dove la corsa di percussioni e archi sembra trovare un momento di sosta in cui si accostano sonorità orientali, vocalismi (“At the border”) o movimenti di viole (“Bianling boogie”).
Tutta la trama musicale rimane comunque imperniata attorno ai due temi principali che scandiscono, alternandosi e alterandosi, quasi tutta la score che, in ogni caso, rimane ben lontana dall’acquisizione degli stilemi più tipicamente orientali che vengono, in alcuni casi soffocati dai movimenti zimmeriani, a tratti fracassoni, come accade in “Tower tactics” nel quale vi è da notare un bel crescendo che si avvita attorno al tema principale.
La colonna sonora di The Great Wall non spicca, dunque, per originalità né tantomeno per una cosciente acquisizione delle sonorità orientali che magari si poteva attendere vista l’ambientazione del lungometraggio a cui fa da cornice. Nonostante tutto rimane gradevole ascoltare i giochi musicali messi in atto da Ramin Djawadi che, non a caso, rimane uno dei compositori più in auge dell’ultimo periodo.

 

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