Adiós gringo

cover adios gringoBenedetto Ghiglia
Adiós gringo (1965)
Digitmovies/Digitsoundtracks DGST 018
31 brani – durata: 64’49’’



Giorgio Stegani, al suo esordio nel western all’italiana, basa l’intreccio di Adiós gringo sul quasi omonimo racconto (Adiós) di Harry Wittington e può contare su un protagonista di grido quale Giuliano Gemma, calato nei panni di un cow-boy ingiustamente accusato di aver rubato dei capi di bestiame e perciò ricercato.

La Digitmovies documenta con un’edizione estesa e definitiva la colonna sonora firmata dal fiesolano Benedetto Ghiglia (1921-2012), compositore che ha prestato a più riprese la propria opera per il cinema, la televisione ed il teatro. Per la prima volta coinvolto in un western (altre quattro le sue occasioni e tutte risalenti al 1966), contrappone ad una storia tutto sommato abbastanza classica un commento attraversato da striature dark e dal generoso quanto bizzarro impiego dello czimbalon, uno strumento a corda d’origine orientale certamente di non immediata associazione al genere.
Due i motivi ricorrenti, “Adiós” e “Wanted”. Il primo, soggetto a varie coloriture strumentali (via via vengono impiegati coro e percussioni; chitarra, pedal steel e armonica; tromba e ocarina; coro e czimbalon; armonica e tromba; chitarra elettrica, ocarina e coro; chitarre e armoniche; czimbalon e orchestra; armoniche di diversa tonalità) e ritmiche (beat, valsesito, bossa nova e saltarello), è un brano mosso e sofferto, con una melodia spoglia e penetrante. Opportunamente trattato, funziona però anche in accompagnamento ai risvolti sentimentali della trama. Molto efficace poi “Adiós triste”, versione elegiaca per flauto, basso elettrico, armonica e chitarra classica. Il secondo motivo sembra quasi partecipare alla condizione di fuggiasco del protagonista con quelle note profonde ed inquietanti di czimbalon o con quel coro che ripete drammaticamente il termine inglese, che, come tutti sanno, significa appunto «ricercato». “El suplicio” e “Rancheros”, l’uno sempre con lo czimbalon in primo piano, l’altro per tromba con sordina e flauto, prendono spunto dallo stesso secondo tema dilatandolo e conferendogli una consistenza scabra e ricca di tensione. Va infine menzionata la canzone dei titoli di testa e di coda “Adiós gringo” (conosciuta anche come “Gringo”), insolitamente rimasta un hapax legómenon nello svolgersi dello score: orchestrata e diretta da Ghiglia, é cantata da Fred Bongusto tra cori, fischi e chitarra elettrica. Pubblicato all’epoca del film su un vinile a 45 giri e non incluso, presumibilmente per irrisolte questioni di copyright, nel CD a cura della CAM uscito nel 1996, il brano, indicato come “Gringo (vocal)”, trova invece posto sul disco in esame.
Preziosissima la sezione bonus track (15 tracce), dove compaiono, oltre a variazioni ed esposizioni lunghe dei temi noti, tre rari episodi riconducibili alla canzone stessa: un rifacimento acustico di tono più pacato, una base strumentale e un mix stereo. Questi i nomi di alcuni professionisti impegnati all’epoca nelle registrazioni: il coro I Cantori Moderni di Alessandroni, Leonida Torrebruno allo czimbalon, Franco De Gemini alle armoniche.

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