The Thief of Bagdad
Miklós Rózsa
Il ladro di Bagdad (The Thief of Bagdad, 1940)
Prometheus Records XPCD 179
CD 1: 24 brani – durata: 77’47”
CD 2: 25 brani – durata: 76’35”
James Fitzpatrick e la Prometheus Records colpiscono ancora e regalano ai fan della musica da film della Golden Age l’ennesimo capolavoro discografico!
L’entusiasmo all’ascolto di questo doppio CD, traboccante di musica magnifica, rende difficile riordinare i pensieri per poterne scrivere con la necessaria distanza critica.
Cominciamo con un po’ di storia. Il ladro di Bagdad è il primo grande capolavoro di Miklós Rózsa, l’opera con la quale il compositore magiaro entra definitivamente – per non uscirne più – nell’empireo dei grandi musicisti della Golden Age hollywoodiana.
E’ vero che la produzione del film inizia e si svolge per la maggior parte in Inghilterra, sotto l’egida del geniale producer Alexander Korda, per il quale Rózsa aveva firmato le prime partiture della sua fortunata carriera: tra le altre, Knight Without Armour nel ’37, The Four Feathers e The Spy in Black nel ’39.
L’incombere e infine lo scoppio della Guerra, però, costrinsero l’intera produzione a spostarsi oltreoceano, e Rózsa salpò alla volta degli Stati Uniti: quello che pensava essere un breve soggiorno si rivelò invece un viaggio di sola andata per un Paese che divenne la sua nuova patria per i decenni a seguire.
Grazie al suo lavoro per Korda, il nome di Rózsa si affiancò velocemente a quello di musicisti cinematografici già affermati sul suolo americano, come Max Steiner, Erich Korngold, Alfred Newman o la cui carriera era appena decollata, da Franz Waxman a Bernard Herrmann.
Ispirato da una storia ricca di fantasia e passione, e modellata a partire da alcuni dei più celebri racconti di “Le mille e una notte”, con Il ladro di Bagdad Rózsa ebbe tutto il tempo di cesellare un lavoro di grande ispirazione melodica e orchestrale, sulla scorta della tradizione sinfonica esotica e arabeggiante, guardando in special modo alla celebre “Shahrazād” di Nikolaj Rimskij-Korsakov.
Della fluviale partitura scritta da Rózsa esistevano già diverse incisioni: alcune ad opera dello stesso compositore, che aveva estrapolato e rielaborato alcune delle pagine più memorabili della colonna sonora, ricavandone una suite. Nei tardi anni Settanta – nell’ambito della sua leggendaria operazione di recupero delle grandi composizioni cinematografiche del passato: la Film Music Collection - Elmer Bernstein aveva invece inciso una selezione assai più generosa di questa score, attenendosi scrupolosamente agli arrangiamenti e orchestrazioni originali.
Quella della Prometheus è però un’operazione senza precedenti: non solo la partitura del Ladro di Bagdad è stata eseguita ed incisa per la prima volta integralmente, ma l’infaticabile produttore Fitzpatrick ha voluto anche andare a recuperare tutte quelle pagine (miracolosamente conservate) che Rózsa aveva scritto, ma che poi – a causa del travagliato iter produttivo del film – erano state scartate o ampiamente rimaneggiate.
Fra queste, la più sorprendente e articolata è la lunga sequenza musicale elaborata dal compositore per la prima apparizione del piccolo ladro Abu, al mercato di Bagdad. Per questo particolare momento, Korda chiese a Rózsa di scrivere la musica a partire dalla sceneggiatura, di modo che fosse poi possibile coreografare le riprese alla maniera di un musical, sincronizzando movimenti e dialoghi (perlopiù cantati) alla partitura pre-registrata. Il regista Berger non si rivelò però all’altezza del compito, e dopo una settimana di prove, si decise di tornare al metodo tradizionale: fu girata la sequenza e, successivamente, Rózsa scrisse la musica di commento.
Adesso è finalmente possibile ascoltare questa prima versione, della quale gli appassionati hanno a lungo favoleggiato: “The Market” è un brano di quasi nove minuti per orchestra, voce solista, coro misto e coro di voci bianche (Fitzpatrick ha voluto aggiungere anche una voce narrante, per conferire alla pagina una maggiore autosufficienza all’ascolto), divertentissimo e di notevole perizia compositiva, a metà strada tra un’operetta di Franz Lehár e un musical anni Trenta.
Ma l’intera incisione è un capolavoro di ricostruzione filologica e di interpretazione, fedele alla lettera e allo spirito della partitura, da parte di una sempre più stupefacente City of Prague Philharmonic Orchestra and Chorus, sotto la guida attenta e partecipe di Nic Raine.
Le pagine memorabili non si contano. Impossibile non citare “Seaman’s Song” per orchestra, voce solista e coro maschile: una bellissima e nostalgica canzone marinaresca; le languide armonie arabeggianti di “Bagdad Harbour”; la celebre canzone di Abu “I Want to Be a Sailor”, la cui melodia sarà uno dei molti temi portanti della partitura; lo Scherzo di “The Market of Basra”, che il Maestro Raine stacca a un tempo che lascia quasi senza fiato; la sorprendente “Horsemen’s Fanfare”, nella quale gli ottoni della Prague hanno modo di dispiegare tutto il loro virtuosismo; la celeberrima e voluttuosa “Love Scene”; il Galop di “The Flying Horse”; lo straordinario squarcio impressionistico, dominato da legni e archi, che chiude “The Storm and Aftermath”; l’implacabile e crudele crescendo di “The Silvermaid’s Dance”; la maestosa sequenza del volo del Genio in “The Flying Djinn”, nella quale è stato ripristinato, con esiti entusiasmanti, il Coro originariamente previsto da Rózsa; il tema di rapinosa bellezza che esplode in “Theft of the Eye”, e del quale John Williams deve essersi ricordato per la sequenza di Indiana Jones e il tempio maledetto nella quale Indy ruba le pietre sacre; le sonorità trasognate e sospese di “The Golden Tent”.
In conclusione, oltre due ore di musica di una bellezza quasi ipnotica: l’edizione definitiva di un capolavoro della storia della Film Music, e l’ennesimo tributo di James Fitzpatrick a un Gigante assoluto e mai troppo rimpianto.