Fräulein - Una fiaba d’inverno

cover frauleinGiorgio Giampà
Fräulein - Una fiaba d’inverno (2016)
Cinevox Record
21 brani – Durata: 31’00

 

Per l’esordio alla regia di Caterina Carone, la commedia favolistica contemporanea Fräulein - Una fiaba d’inverno, con protagonisti Christian De Sica e Lucia Mascino, le musiche sono state affidate a Giorgio Giampà, nominato ai Globi d’Oro per Il Sud è niente di Fabio Mollo e Premio per la Miglior Colonna Sonora al festival russo Kinotavr per Wake Me Up di Guillaume Protsenko. Il compositore commenta musicalmente in modo grottesco e fantasioso questo racconto, scritto dalla regista stessa, dove due solitudini, una femminile, Regina (la Fräulein del titolo), e una maschile, Walter, si incontrano in modo inconsueto, in attesa di una tempesta solare che cambierà non soltanto loro ma tutta la popolazione del paesino del Sud Tirolo in cui è ambientata questa strana storia comico-fiabesca.

Giampà apre l’album digitale della score con “Tempesta solare” nel quale il suono prolungato del theremin crea un’atmosfera surreale e fantascientifica su archi sospesi che lasciano spazio al brano successivo, il tema di Regina, “Fräulein”, buffo e saltellante, per legni, ottoni, batteria ed effetti sintetici che si atteggiano a marcetta cartoonesca. “C’era una volta” è una ninnananna delicatissima e breve per xilofono che si mescola al pezzo seguente, “Nel paese in subbuglio”, in cui tutti gli strumenti si rincorrono in maniera furibonda: clarinetto, synth, piano, xilofono, voci tenorili campionate ed effettate in un gioco a rimpiattino onirico e cosmico. “Foxes, Spiders, Cats and Nights” ci svela un iniziale tema leggiadro, quasi angelico e metafisico, nel quale si innesta il leitmotiv portante con grazia enfatica, perdendo il suo allure ridicolo. “Finestre nella notte” pigia sui pedali di un iniziale piano malinconico che col sopraggiungere di altri strumenti ritmici e sintetici diviene una ninnananna liricamente aleatoria e spensierata. “Anziani” piroetta di qua e di là marciando su suoni dagli accenti comico-demenziali, con il temino sbarazzino che in un nascondino sonoro c’è e non c’è. “Arrivo di Walter” suona misterico come una presenza fantasmatica che piomba nella vita di Regina d’improvviso e goffamente (il clarinetto e il controfagotto fanno la loro figura burlesca). “Pianti, pattini” goldsmithianamente (alla Gremlins) procede tra ritmiche e ottoni in bella mostra a suon di marcia in una corsa stramba in crescendo. “Walzer di Regina” è pura essenza sonora leggera che si palesa serenamente divenendo un valzer dai tratti fanciulleschi femminei (l’anima bambina di Regina si svela!). “Giorni, mesi, anni” parte quietamente sui bassi del violoncello e sui gocciolamenti orchestrali che ondeggiano come una ninnananna tenera. “Qualcuno nella notte” su archi sottesi e un theremin che vocalizza misteriosamente ci mostra qualcosa di inaspettato e forse sconcertante? “Il tè delle cinque” goffamente ci ripresenta il tema portante nella sua figurazione semicomica. “Mont Blanc” pesta delicatamente i tasti dello xilofono su di un ambiente incorporeo e trascendente, invece “Walter a spasso” ectoplasmaticamente salterella gioioso. Idem “Tutto al suo posto”, puro divertimento per synth, archi, ottoni, legni e ritmiche con voci tenorili campionate scioccherelle. “C’era una volta e sempre sarà”, ambient atmosferico dai suoni prolungati con innesto di un tenue tema pianistico. “Postino” da al fagotto, lo xilofono, l’oboe ed il piano il compito di affibbiare al Postino del paesino montano un tema impacciato con chiusa pop brillante per sax. “L’attesa” è traccia breve e spiritosa che chiude in maniera egregia questo album divertente e divertito, nel quale la magica fabula si mescola con la folle ironia in un sussulto musicale gradevole e originale. Le bonus track “Walter nella notte” e “Postino” sono variazioni invitanti dei temi già ampiamente ascoltati in precedenza. Ultima annotazione: ad un orecchio attento, uno dei due temi principali racchiude in sé, non so quanto consciamente da parte del compositore in esame, una sorta di sottile parafrasi di “Bella ciao”, canzone folkloristica che tutti ben conosciamo.

Stampa