The Secret Life of Pets/The Light Between Oceans/American Pastoral

Alexandre Desplat
Pets – Vita da animali (The Secret Life of Pets, 2016)
Backlot Music BLM 646
24 brani + 1 canzone – Durata: 51‘31“

Alexandre Desplat
La luce sugli oceani (The Light Between Oceans, 2016)
Sony Classical 88985312522
19 brani – Durata: 62‘02“

Alexandre Desplat
American Pastoral (Id. - 2016)
Lakeshore Records LKS348672
16 brani + 1 canzone – Durata: 40‘34“

Alexandre Desplat sta diventando un caso numericamente molto simile a quelli di Max Steiner negli anni '40-'50 o Ennio Morricone negli anni '60. Dieci partiture firmate nel 2016, di cui una in post-produzione, più tre già annunciate per il 2017 (tra cui il nuovo Luc Besson di Valerian e la città dei mille pianeti) e una per il 2018, denotano ormai un'autentica bulimia creativa, declinata nei più diversi generi: la differenza con i modelli citati, tuttavia, è evidente e risiede soprattutto nello spiccato eclettismo stilistico che il compositore parigino sembra imporsi quasi programmaticamente. Quanto dire che se Steiner e Morricone conservano sempre nei loro lavori una fortissima impronta personale, riconoscibile e imperiosa, Desplat sembra al contrario volersi adattare e plasmare linguisticamente sulle latitudini espressive e di genere più lontane e svariate, adattando di volta in volta il proprio stile al contesto richiesto, sin quasi a scomparirvi dentro.

Che questo gli riesca sempre è poi un altro discorso; e, soprattutto, il rischio forte è che insieme alla capacità di adeguarsi a storie, registi, paesi e paesaggi così differenti, faccia capolino anche una genericità, una routine, un "mestiere" (nobilissima categoria, peraltro) facilmente intercambiabili e per ciò stesso privi di quella personalità spiccata che Desplat esibiva nei primi anni della sua attività, e che tuttora affiora in alcune specifiche occasioni (pensiamo a quel capolavoro musicale che è Zero Dark Thirty).
Il trittico di scores che abbiamo scelto (ma si poteva egualmente optare per Alone in Berlin, Florence Foster Jenkins o Réparer les vivants) esemplifica molto bene questa frenetica fase dell'attivismo desplatiano, espletato non a caso in tre modulazioni molto diversificate. Pets - Vita da animali non è il primo excursus del musicista nel mondo dell'animazione (ricordiamo il pirotecnico ed epicheggiante Le 5 leggende), ma di sicuro è il primo in una sfera di zooantropomorfismo brillante e "didattico" che insegue con tutta evidenza il modello disneyano. Da qui discende l'impronta scintillante, frizzante e spigliata, di natura pop-jazzistica ("Meet the pets") o esplicitamente parodistica (gli spagnolismi di "Telenovela squirrels", la divertita "Traveling Bossa" o le pesanti movenze da kolossal di "Gadget meet Tiberius"): insomma un'andatura leggera ma sofisticata, anche nei suoi aspetti più marcati di intrattenimento, con citazioni abbastanza palesi da modelli illustri ("Good morning Max" ammicca alla manciniana Pantera Rosa), ed un dinamismo a tratti convulsivo ("Sewer chase"), reso obbligatorio dalla struttura action del film (ma è la stessa condizione in cui rischia di naufragare anche Alla ricerca di Dory di Thomas Newman...) e piuttosto esposto sul fronte della banalità, come negli accenti muscolari di "Flushed out to Brooklyn"; meglio allora l'ironia simpatica, i giochi dei legni e la ritmica velocizzata di "Sausages!": al punto che autentica bandiera della partitura potrebbe essere considerata la disimpegnativa ed esilarante "We go together" proposta in versione "voce da topolini" dai Sausage Factory Singers...
Tutt'altra aria si respira in La luce sugli oceani, sussiegoso e mesto melodramma sulla genitorialità incastonato in nobili e imponenti paesaggi marini: qui il ruolo di Desplat è programmaticamente protagonistico, onnipresente e invasivo, grazie ad un affresco sontuosamente orchestrale e neoclassico, che si basa curiosamente su un leit-motiv ("Tom") il cui inquieto politonalismo, sostenuto dall'agitarsi dell'arpa, ricorda da vicino il Williams di Artificial Intelligence. Lo scopo è chiaramente quello di mantenere elevata la temperatura emotiva del racconto, quantunque ricorrendo a quell'economia di mezzi e di soluzioni che è tipica del compositore: il quale, pur appellandosi ad un suono ricco, corposamente sinfonico, procede per quiete linee orizzontali ("At firs sight"), sobri interventi pianistici ("In God's hands" o "Paths of light", suggestiva riproposta del tema principale). Tutto dunque scorre placidamente e tristemente in questa partitura, con rari momenti di alta concentrazione lirica ("Hannah Roennenfeldt", disturbato da un complesso reticolato di dissonanze) alternati ad altri più convenzionalmente accompagnatori, senza che Desplat sembri mai porsi il problema di lasciare un ricordo particolarmente vivido del suo lavoro.
La partitura per il film American Pastoral che segna l'esordio registico di Ewan McGregor, dal romanzo di Philip Roth, è di tutte e tre quella forse dal respiro più ampio e ambizioso. Sin dal solenne incedere degli ottoni che sul ritmo di marcia dei bassi di "Riots" intonano il cupo tema conduttore, si avverte una concentrazione drammatica decisamente superiore: lo confermano la sua ripresa pianistica in "Meeting Rita", l'intarsio fra corni e legni di "Hotel Albaugh", e in generale una più spiccata felicità inventiva anche nelle pagine drammatiche ("Chasing the van"), fondate sull'interazione tra dinamismo ritmico e idee tematiche spesso atonali: la struttura spettrale, attonita di "Dawn" o la vibrante, sommessa irrequietezza di "Merry's story" e "Swede and Merry" (quest'ultimo praticamente per piano solo), che rielaborano con intelligente pacatezza il materiale melodico della partitura, testimoniano una tensione interiore e una concentrazione decisamente di rilievo nella poetica desplatiana.
Su questo fronte, quello cioè di un intimismo non stucchevole ma composto e gestito con scelte strumentali e timbriche di levatura decisamente eccelsa, il maestro francese non conosce oggi rivali: nella loro lineare, asciutta enunciazione di "adagi", pagine come "Reunited" e soprattutto "Kaddish for Seymour", che richiama in causa la presenza quasi mistica dei corni e il ritorno del tema conduttore nel piano, fanno decisamente la differenza tra questo score e una buona parte dell'ordinaria amministrazione cui Desplat sembra ricorrere in altre circostanze.
Doveroso poi almeno citare un breve ma struggente scampolo dalla manciniana "Moon river", offerto per voce sola dalla cantautrice americana Priscilla Ahn, con una tenerezza di fraseggio che consente finalmente di apprezzare in pieno anche il poetico testo di Johnny Mercer, in una versione che ricorda molto da vicino l'indimenticabile originale di Audrey Hepburn.

Stampa