Collage – The Last Work

cover collageJames Horner
Collage – The Last Work (2016)
Mercury Classics/Decca Records
14 brani – durata: 76’28’’

La scomparsa di un grande artista se da un lato contribuisce alla diffusione della sua arte, dall’altra alimenta il rammarico di aver perduto qualcosa di importante che nei tempi a seguire avrebbe potuto «creare» altre opere di grande bellezza. Così è per James Horner che ormai a più di anno dalla sua scomparsa riesce ancora a meravigliarci con creazioni che sembravano essere scomparse insieme al loro compositore.
Con “Collage – The Last Work” si celebra ancora una volta il compositore scomparso in circostanze tragiche che, per uno strano caso del destino, hanno avuto anche una grande rilevanza in quest’opera così come lo avevano avuto durante la sua vita.

Come ormai è, infatti, tristemente noto, Horner aveva la passione del volo che lo ha portato alla morte; sarà il caso che il brano di apertura di questo patchwork di pezzi del compositore americano si apra proprio con un inno al volo. “Conquest of the air” appartiene, non a caso, al documentario che National Geographic aveva dedicato alla storia dell’aviazione e di cui questo brano ne è una sorta di suite. Archi e fiati si innalzano quasi a simulare un decollo che sembra riecheggiare le note della musica scritta da Horner per “Horsemen flying show”, ancora dedicata alla disciplina aerea. Questo primo brano e molti altri che seguiranno sono stati eseguiti dalla Royal Liverpool Philarmonic Orchestra diretta da David Arnold. Nel secondo brano della raccolta l’esecuzione è identica a quella già approntata da Horner per Vento di passioni; “The Ludlows” è probabilmente il brano più rappresentativo della colonna sonora del 1994. Di diversa interpretazione è invece “Jose’s Martyrdom” tratto da Cristiada e in quest’ultimo caso Arnold mette maggiormente in evidenza gli archi (che Horner aveva fuso in maggior misura nella registrazione originale) creando così un’esaltazione che aggiunge pathos a una musica dalla forte carica emozionale.
Più pedissequamente simili agli originali appaiono anche i due brani successivi tratti da L’ultimo lupo; la scelta non è casuale dal momento che sono i due pezzi più rappresentativi della colonna sonora del film di Annaud. In “Little wolf” e “Return to the wild” infatti scorgiamo l’essenza stessa di quella partitura che era stata anche una delle ultime a vedere Horner in vita.
Di notevole impatto musicale appare anche “Iris: part 1” brano, tratto dal film Iris – Un amore vero, nel quale la perizia di Meri Samuelsen che aveva collaborato con Horner per il “Pas de deux” costituisce certamente il valore aggiunto di un brano che già possedeva un notevole spessore, ora messo in evidenza da questa performance.
A seguire “Aliens: Suite n°1” al cui interno troviamo i “Main titles” e “Ripley’s rescue”; non evidente appare la motivazione dell’inserimento delle tinte scure della score di Aliens scontro finale che contrastano palesemente con il carattere arioso e leggero degli altri brani. In ogni caso ci troviamo di fronte, ancora una volta, a un’esecuzione di David Arnold che rispetta la partitura originale.
Dopo questo materiale edito, il “Collage” continua con il concerto per corno francese che Horner aveva da sempre progettato di scrivere; in questo caso è Jaime Martin a dirigere l’orchestra e, ancora una volta, vengono rispettati gli stilemi tanto cari al maestro.
Nessun tema emerge al primo ascolto se non un motivo che cambia e si trasforma continuamente lungo le sei parti che compongono il collage vero e proprio che certamente costituisce il centro di questo disco. In queste sei parti vi sono reminescenze di opere passate, a partire da Krull per finire con Spiderwick – Le cronache; una composizione di musica assoluta che doveva essere un ideale prosieguo del “Pas de deux”. Momenti più distesi lasciano spazio a improvvise accelerazioni che rendono questo «collage» dotato di grande variazione, un insieme di pezzi (come suggerisce il titolo) dai tratti più vari e diversi che tendono a ritrovare la propria unità in quel motivo che sembra serpeggiare durante tutta la composizione e di cui costituiscono l’anima stessa.
Con “Collage – The Last Work” ci troviamo, dunque, di fronte un’opera che ripropone materiale edito in maniera inedita e musica assoluta scritta dal maestro di Los Angeles; è un’operazione di grande nostalgia che certamente, nel panorama delle colonne sonore così improntato agli effetti roboanti e tetragoni, fa sentire ancora di più la mancanza di una musica raffinata ed elegante i cui rappresentati sono rimasti davvero in pochi.

Stampa