La sorgente del fiume

Cover The Weeping MeadowEleni Karaindrou
La sorgente del fiume (To livadi pou dakryzei, 2003)
ECM 1885 / 9813327
16 brani – durata: 44’35’’

La grandezza di un artista si rivela, a mio avviso, nella sua capacità di arrivare a creare un linguaggio personale e inconfondibile, specchio della propria anima, che possieda la forza interiore di sapersi richiamare nell’inconscio dello spettatore. 
Eleni Karaindrou appartiene ai grandi nomi della musica del nostro secolo e offre nella colonna sonora scritta per il film La sorgente del fiume, presentata nel CD della ECM, un’ulteriore testimonianza del suo affascinante estro artistico. 
 Il film rappresenta la prima parte di una trilogia in via di realizzazione sulla storia e destino del popolo greco firmata dal regista Theo Angelopoulos con la sceneggiatura di Tonino Guerra e Petros Markaris.
 Sull’incedere dei suoi precedenti suggestivi lavori - pensiamo in particolare a Il volo sospeso della cicogna, Lo sguardo di Ulisse e L’eternità e un giorno – il regista greco delinea il dramma con un’imponente costruzione di immagini di rara forza espressiva, realizzate con lunghi piani sequenza, particolarmente incisive nelle grandi atmosfere corali.
 Il lavoro nella sua veste estetica trasmette una profonda associazione con gli immortali testi letterari di Eschilo ed evoca nel suo lento procedere l’immanente atmosfera dell’inevitabilità del dramma che avvolge le figure di Eleni (Alexandra Aldini) e Alexis (Nikos Poursadinis), profughi greci fuggiti da Odessa invasa dall’Armata Rossa nel 1921 e la cui relazione da fattori umani (il padre di Alexis, Spriros, anch’egli innamorato di Eleni) e da avvenimenti storici (la dittatura fascista e il secondo conflitto mondiale). 
La musica sembra rivolta a rappresentare lo spazio sonoro nella rassegnata attesa dell’incombere del destino in una stupefacente simbiosi con l’intensa carica visiva e atmosferica creata dai paesaggi sconfinati delle immagini.
 L’intesa spirituale e intellettuale fra Eleni Karaindrou e Theo Angelopoulos  si rivela ancora una volta miracolosa nel suo perfetto procedere simbiotico e nell’abbagliante equilibrio che si realizza fra immagine, dialogo e musica. 
La partitura trascende un livello puramente ornamentale e riempitivo per adempiere un ruolo integrante e associativo nella monumentale evoluzione del dramma. Nel suo ambito espressivo classicheggiante è avvolta da uno struggente pathos melodico che trasmette un profondo senso di ‘nostalghia’ per una vita solo sognata e nella realtà sopraffatta da un avverso destino esistenziale ed è chiamata a svolgere un ruolo catartico e dialettico nei confronti del dolore che attraversa la storia, in una toccante trasfigurazione poetica del dramma.
 Il primo brano “The Weeping Meadow” dai forti toni nostalgici introduce l’arrivo dei profughi nella terra loro assegnata sul delta del fiume e si ripropone periodicamente come leit-motiv nel corso del film. Il lento canto lamentoso ed evocativo del violoncello sostenuto dagli accordi contemplativi degli archi e della lyra entra in dialogo con il violino creando un’atmosfera rarefatta e sognata nel  brano “Elegy of the Uprooting I”, secondo leit-motiv della OST che accompagna anche le splendide immagini  del corteo di zattere che procede lungo il fiume per la celebrazione delle esequie del padre Spiros. Di rara bellezza anche il terzo brano in cui il coro, gli archi, il corno inglese e la fisarmonica entrano nel dialogo di una musica fortemente espressiva e poetica capace di trasmettere all’ascoltatore grandi sensazioni emotive.
Il profondo valore intrinseco e la forza spirituale della musica scritta da Eleni Karaindrou rende l’ascolto della colonna sonora un’esperienza profonda e altamente suggestiva, anche in un ascolto disgiunto dalla visione del film. 
L’esecuzione da parte dell’Hellenic Vocal Ensemble, della Camerata String Orchestra e dei suoi eccellenti solisti sotto la guida spirituale e musicale dalla compositrice è semplicemente superba nella sua intensità e profondità interpretativa.
 Il prodigio musicale di Eleni Karaindrou si rinnova in un cammino artistico che viaggia all’interno di un universo situato in perfetta antitesi con il mondo profondamente superficiale, squallido e violento che le multinazionali del cinema hollywoodiano vorrebbero imporre nel loro triste e volgare tentativo di globalizzazione dell’arte e della cultura.

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