The Fast and the Furious: Tokyo Drift

Cover The Fast and the Furious Tokyo DriftBrian Tyler
The Fast and the Furious: Tokyo Drift (id. – 2006)
Varese Sarabande 302 066 745 2
30 brani – durata: 63’53’’

La fortunata serie The Fast and the Furious, arrivata al quarto episodio prossimamente in uscita nelle sale cinematografiche, ha subito tanto un tracollo qualitativo dal punto di vista interpretativo e della trama quanto un netto miglioramento nella scelta degli artisti che, di volta in volta, si sono alternati nel commento dei vari episodi di questo blockbuster molto commerciale e gettonato, specialmente dalle generazioni più giovani.
Il terzo capitolo della serie, The Fast and the Furious: Tokyo Drift vede Brian Tyler, tra l’altro riconfermato anche per il nuovo film di imminente uscita nelle sale, alle prese con una scrittura che ricalca solo alcune delle scelte fatte da BT e David Arnold, compositori rispettivamente di The Fast And the Furious, primo film del ciclo, e 2 Fast, 2 Furious, prediligendo una costruzione sì carica di elettronica e ritmiche bombastiche, ma ben intrecciate ad una scrittura sinfonica per grande orchestra che si fonde egregiamente con i cerchioni cromati e i motori ruggenti della pellicola diretta da Justin Lin.
 L’artista statunitense sembra riuscire laddove i suoi predecessori hanno in parte calcato troppo la mano, David Arnold in particolar modo, scrivendo una serie di pagine impregnate del sound più rappresentativo del mondo delle corse automobilistiche clandestine, ma soprattutto svolgendo un lavoro di pregevole fattura nella creazione di incastri tali da favorire una presenza quasi costante della componente sinfonica, inserita in un modo tale da diventare elemento fondamentale tanto nel commento più aggressivo ed adrenalinico quanto in quello meno graffiante e più disinvolto.

Il gran numero di sfaccettature e di differenti approcci, tutti legati ad un filo conduttore comune sia dal punto stilistico che tematico, rende l’intera colonna sonora molto fruibile e carica di una identità ben delineata, che funge da manifesto dei diversi aspetti dei personaggi, delle situazioni, delle location e del mondo stesso delle competizioni automobilistiche. 
Tyler si muove con grande padronanza degli elementi attraverso una scelta molto ampia di strumenti, riuscendo a cogliere sempre la giusta timbrica in ogni situazione, passando dalle ritmiche hip-hop e rap per basso, batteria ed elettronica di “Saucin” ai romantici arpeggi per chitarra acustica e tastiere di “Neela Drift”, rappresentante della costruzione più dolce e melodica sviluppata dall’artista per la composizione.
Il sound caldo, penetrante ed aggressivo delle chitarre elettriche di “Mustang Nismo”, accompagnante dalla bella ritmica andante interpretata dalla batteria e arricchita da numerosi effetti elettronici, unito ad “Hot Fuji”, costruzione per percussioni ed elettronica che nei suoi due minuti rappresenta quanto di meglio si possa scrivere per il mondo delle corse clandestine, grazie ad una ispirazione fondamentalmente rap, ma sviluppata su timbriche e tematiche assai personali, rappresentano egregiamente gli aspetti alternativi che Brian Tyler monta sotto le scene della pellicola, dimostrando di operare con piena cognizione di causa.
 Ma questo tipo di commento rappresenta solo una delle visioni che l’autore ci fornisce, sostanzialmente quella più legata al sound tipico che accompagna nella realtà coloro che vivono le strade. 
L’altro elemento infatti risiede nella scrittura sinfonica, la quale si presenta ben costruita ed orchestrata, nonché finemente intrecciata alla componente sintetica, e capace di lasciarsi rafforzare da penetranti riff di chitarra elettrica e pulsanti effetti elettronici, fornendo un risultato che si fonde con l’asfalto sul quale sfrecciano le automobili della pellicola.
 Il musicista infatti riesce a ricreare la sensazione della velocità, dell’alta tensione e dell’adrenalina che scorre nelle vene dei piloti attraverso un’attenta selezione delle sezioni orchestrali, le quali si alternano nell’interpretazione dei movimenti composti enfatizzando le sensazioni che la musica vuol sottolineare.
“DK Vs Han” e “Downtown Tokyo Chase” rappresentano i passaggi orchestrali più potenti e ricorrenti nello score, grazie ad una interpretazione che ripropone il tema principale in una chiave altamente comunicativa, in cui la sezione d’archi interpreta aggressivi ostinati accompagnati da martellanti sessioni di timpani ed una ricca paletta timbrica che spazia tra percussioni di vario tipo, strappi della sezione d’ottoni ed una larga presenza sintetica e di chitarra elettrica, quest’ultima tra l’altro posizionata in modo da non invadere minimamente lo spazio nel quale si muove l’orchestra, e quindi percettibile solo attraverso l’ascolto attento.

Essenzialmente Brian Tyler compone un solo tema rappresentativo dal carattere forte e distintivo, ma si rivela più che sufficiente per la riuscita del commento, grazie ad un utilizzo ricorrente non portato all’eccesso, bensì intervallato da altri letmotiv meno incisivi ma comunque molto carichi di personalità. 
Basti pensare all’interpretazione del basso in “Empty Garage”, evoluzione della successione di note conosciuta in “Hot Fuji”: un motivo semplice ed orecchiabile costruito su pochi passaggi, ma capace di passare dalle retrovie di un brano basilarmente ritmico e carico di timbriche pungenti ad una posizione primaria la cui esecuzione diviene elemento fondamentale nella traccia in questione. Stessa attenzione viene dedicata ai riff per chitarra elettrica che si susseguono nell’intera OST, sia che si tratti della più ampia e coinvolgente “Welcome To Tokyo”, fregiata della presenza di Slash, chitarrista dei Guns ‘n’ Roses, al suo storico strumento e Brian Tyler alla batteria, che della sequenza di accordi estremamente carica di personalità presente in “Sumo”, brano che mantiene un sapore molto orientale, fondamentalmente radicato alla metropoli di Tokyo ricca di grattacieli e illuminata da innumerevoli fonti di luce.

Tirando le somme si può dire che il punto di forza di The Fast and the Furious: Tokyo Drift risiede proprio nella capacità del suo compositore di arricchire notevolmente lo score con movimenti molto eterogenei, ma tutti strettamente legati al mondo che rappresenta, effettuando scelte strumentali ragionate e sempre adatte alle varie situazioni. 
Si percepisce la familiarità dell’artista con strumenti quali batteria e chitarra elettrica, che suona personalmente in più brani, e traspare l’intenzione di assegnare in ogni caso all’orchestra gli elementi più importanti e memorabili della musica di commento.
Non a caso infatti, oltre ad una imponente e penetrante “The Fast And The Furious Tokyo Drift”, brano d’apertura dell’album che regala 7 minuti d’intensa interpretazione per orchestra, arricchita da presenze sintetiche che si fondono molto bene con l’esecuzione sinfonica, l’ultimo brano dell’album ripropone il movimento così com’è stato registrato in presa diretta durante le sessioni della Hollywood Studio Symphony, senza gli effetti elettronici, fornendone una versione forse un po’ più spoglia, proprio perché privata di quelle costruzioni sintetiche tanto martellanti quanto affascinanti, ma comunque capace di evidenziare l’importanza della componente sinfonica in tutto lo score grazie alla possibilità di un ascolto pulito che permette l’apprezzamento della buona orchestrazione e delle esecuzioni nelle singole sezioni. The Fast and the Furious: Tokyo Drift rappresenta forse uno dei momenti musicali di Brian Tyler meglio riusciti, in cui la scrittura tematica più importante risulta essere tanto simile alle sue classiche costruzioni quanto ben amalgamata con l’arricchimento sintetico che gli affianca e con il sapore stesso della pellicola, veloce, aggressivo e penetrante.

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