11 Set2007
La masseria delle allodole
Giuliano Taviani
La masseria delle allodole (2007)
CAM 515401-2
17 brani – Durata: 44’01”
L’intelaiatura musicale creata dall’autore mira a restituire la vividezza delle sensazioni combinando sonorità di differente matrice geografica e culturale. Il film, del resto, ripropone lo spinoso tema del genocidio degli Armeni, perpetrato con gelida determinazione nel 1915 dai Giovani Turchi.
Suggestiva l’atmosfera sofferta dell’iniziale “Ov sirun sirun”, che abbina echi vocali e sapori berberi. I primi ritornano nell’incipit di “Hayrik Jan”, le seconde soprattutto in alcuni momenti di “Agon”.
L’ansia prende forma nelle tonalità scure suggerite dalle note dei fiati, nel ritmo degli archi veloci, nelle percussioni che incalzano (si ascolti “Turan”), nello snodarsi veloce della melodia inquieta e sofferta (“Allodole”), nel palpabile nervosismo dei mossi crescendo (“Croci”).
Al sapiente uso delle potenzialità dell’orchestra, tuttavia, sa affiancarsi l’accorto utilizzo di strumenti solisti, che rendono più acuta e sottile la nota dell’interiore. L’inizio di “Assadour” è rappresentato da un sofferente assolo; la melodia di “Legno di albicocco” emerge come un desolato lamento nel silenzio; perfino “Sonagli” riproduce un’atmosfera mistica riproducendo il suono degli oggetti da cui prende il titolo.
S’impone invece il pianoforte nella prima parte del Quintetto “Allodole” (ma già anche in “Kochari”), che strizza l’occhio a Stravinskij prima di cedere il passo al riemergere del tema affidato agli archi.