Breach

BreachMychael Danna
Breach – L’infiltrato (Breach, 2007)
Varèse Sarabande LC 06083
12 brani – Durata: 35’34”

Brani che si evolvono cambiando in stile e in ritmo, mantenendo come filo conduttore un’innaturale e meditata lentezza. La colonna sonora composta da Mychael Danna per questa spy story di Billy Ray si presenta priva di verve e incalzante scintillio, ma dotata di densità e pregnanza che ben rappresentano in immagini sonore la soffocante atmosfera dello spionaggio durante la guerra fredda. Breach è infatti la storia dell’agente dell’FBI Eric O'Neil, incaricato di smascherare Robert Hanssen, ricordato dalla storia come l’uomo che vendette per anni informazioni ai sovietici.
L’uso massiccio del pianoforte sa adattarsi al clima cupo e straniante. Le terzine laconiche che aprono “Dangerous World” ostentano un’indolenza tesa, si trasformano in un crescendo di suoni dissonati per poi diventare una melodia fredda e raffinata. Le tinte del giallo, però, emergono solo occasionalmente (alcuni punti di “An Agent Named Robert Hanssen” ne sono un esempio), mentre squarci di autentica, raggelante inquietudine compaiono soprattutto in “Dear Friends”. La profonda gravità dell’umore, poi, si fa percepire in “The Last Drop” e in “I Matter Plenty”.
Ad accompagnare i motivi (talvolta quasi soffocandoli, come in “”Gun Culture”) sono spesso le lunghe note degli archi. Ma le sonorità più diverse, nella partitura di Danna, sanno giocare con studiata accortezza. Si ascolti il loro meticoloso intrecciarsi in “Double or Nothing”, abile nel ritrarre i minuziosi marchingegni che muovono le attività di spionaggio raccontate da Breach.
Equilibrata e mai ridondante, la soundtrack avrebbe tratto sicuro giovamento da una maggior dose di vitalità – che ne avrebbe anche facilitato l’ascolto –, ma riesce ad affascinare con coerenza d’intenti, rimanendo criptica e ambigua laddove avrebbe rischiato d’essere fracassona e roboante.

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