The Hours

Cover The HoursPhilip Glass
The Hours (id., 2002)
Nonesuch Records LC00286
14 brani - Durata: 57'39"

Per accompagnare tre storie intrecciate sul piano diegetico, ma temporalmente divise (quelle di Clarissa Vaughan, Laura Brown, Virginia Woolf), Philip Glass ha lavorato a un commento musicale teso a sottolineare la continuità e la circolarità nelle vicende delle figure femminili, incarnate da Meryl Streep, Julianne Moore, Nicole Kidman. Portato sugli schermi da Stephen Daldry nel 2002 (nel 2003 in Italia) The Hours lega attraverso una forte connessione emozionale le vite delle tre protagoniste sia sfruttando la comunanza di elementi legati al racconto, anche d’ordine visivo (azioni ripetute, frasi pronunciate, mutamenti di carattere emotivo), sia mediante la loro personale relazione al romanzo Mrs Dalloway: la Woolf lo scrive, Laura Brown lo legge negli anni Cinquanta, Clarissa Vaughan sembra riviverlo nella New York contemporanea. Daldry poco s’è curato delle tradizionali convenzioni filmiche nell’intersecare i frammenti delle tre storie senza forti cesure di carattere ottico. In funzione di questa scelta narrativa, Philip Glass ha composto un potente tessuto musicale capace di attraversare The Hours con movimenti ciclici e lirici crescendo, legando gli eventi attraverso successioni musicali ricorrenti anziché sottolinearne la distanza cronologica con variazioni su temi diversi.
L’uso degli archi (si ascolti "The Poet Acts"), già caro alla migliore e più antica tradizione sinfonica, si alterna all’emergere del pianoforte, strumento che spesso sa opporsi all’orchestra come contro-canto da solista ("Morning Passages" o "The Kiss"); ed è proprio il pianoforte a farsi protagonista nel sottolineare le impennate drammatiche più significative (il crescendo di "Tearing Herself Away"), soprattutto attraverso scale e battute ripetute che riproducono in linguaggio acustico l’incessante susseguirsi delle ore (il brano conclusivo "The Hours" ne è esempio superbo).
Con Nick Ingman sul podio e Michael Riesman al pianoforte, l’orchestra aderisce alla  portata drammatica con vibrante trasporto, palpitando nel ricordare quel linguaggio universale che tanto l’amore quanto il dolore possiedono.

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