Angel
Philippe Rombi
Angel - La vita, il romanzo (Angel, 2007)
Colosseum LC 03387
27 brani – Durata: 69’10”
La storia, del resto, costituisce una delle migliori premesse. Figlia della proprietaria di una drogheria, la giovane e irriverente Angel Deverell realizza il suo sogno di sfondare nel mondo della letteratura, affermandosi come scrittrice, nell’Inghilterra d’inizio Novecento. Adorata dal suo pubblico, vanesia e determinata, Angel attraversa la sua storia come una reincarnazione di Rossella O’Hara. Ma quanto è destinato a durare ciò che saprà costruirsi intorno (il successo, la ricchezza, l’amore)?
L’OST di Rombi rivisita il classicismo appartenente al mélo con prodigiosa intelligenza. Concede spazio al romanticismo lasciando che scorra nelle note, senza volerlo incasellare in schemi melodici (si ascolti “In the Name of Love”) e riesce sempre a supportare il racconto aderendo in modo mimetico ai suoi umori. “Visit to Esme” è esempio perfetto della sottigliezza e dell’impronta analitica della sua musica.
La potenza dell’orchestra, poi, si palesa in modo sorprendente in numerosi passaggi. Archi che guizzano, fiati frizzanti e il pianoforte s’intrecciano nell’ispirato main theme “The Real Life of Angel Deverell”, che si evolve con eccezionale energia. L’omaggio alle colonne sonore degli anni Cinquanta e Sessanta arriva addirittura a tempo di valzer in “Overture”, mentre il tema principale torna ad essere ripreso e variamente riproposto: lo fa il pianoforte in “Inspiration”, supportato dall’orchestra superbamente guidata dallo stesso Philippe Rombi; in chiave diversa ritorna anche in “The Publisher”, con un tessuto musicale assai complesso, ricco di sfumature; il main theme si propone invece in chiave ludica con “Success” e “The Portrait / Honey Moon”.
Eppure la colonna sonora di Angel non annega in un manierismo artefatto e verniciato. “Paradise Theme” affida al pianoforte un motivo d’animata tenerezza; “A Gift from Paradise” e “The War” respirano quella dolcezza velata di malinconia che non risulta mai patetica; le punte di lirismo sono toccanti (ne è esempio “Angel’s Theme”). E la tragedia, che ora investe il racconto con gelo sferzante (“Esme’s Death”) frena la rivisitazione puramente neo chic del film in costume inserendo la commozione (“Angelica” e “The Dreamed Life of Angel Deverell”), rifiuta la crudezza e ben interviene a rendere lo sfavillante racconto di Angel un equilibrato intreccio di toni ora brillanti, ora meditati, ora mesti. Perfetta rappresentazione di quel mélange di fatti e sentimenti che sa essere la vita.