Sweet Sweet Marja

Sweet Sweet MarjaPaolo Vivaldi e Fabrizio Pigliucci
Sweet Sweet Marja (2007)
Warner Chappell Music Italiana 00440001424
19 brani – Durata: 42’28’’

Molto spesso ci siamo chiesti se una colonna sonora sia in grado di avere una vita propria, distaccandosi dal film e di conseguenza dalle immagini. Bene in questo lungometraggio, Sweet Sweet Marja, pare proprio di si.

Nonostante ogni singolo brano ci riporti alla mente le sequenze più importanti e significative dell’opera filmica, percepiamo in maniera chiara che ogni tema musicale avrebbe potuto fare a meno di qualsiasi singola sequenza legata al film e proseguire un percorso musicale artistico per conto suo. Non si vuole dire (con ciò) che questa pellicola poteva fare a meno della colonna sonora, ma soltanto che (in questo caso) le musiche hanno un contenuto artistico maggiore rispetto al film. E questo (in genere) non dovrebbe mai accadere all’interno di un’opera unica, compiuta come il film e la colonna sonora. Entrambe dovrebbero completarsi l’uno con l’altra, essere l’estensione di un unico movimento senza perdere l’armonia che li circonda. Non deve essere una gara tra poetiche, ma un dialogo continuo e armonico fra di esse. Nonostante tutto però ritroviamo momenti in cui i brani riescono a muoversi all’interno dell’immaginario cinematografico. La musica descrive atmosfere giocose, equivoche (spesso) e a volte molto imbarazzanti (con un effetto di nacchera o zoccolo) e in un certo senso anche di tensione. Il progetto musicale composto per questo film viaggia all’interno di svariati generi musicali. Passiamo da musiche soft, da atmosfera con tappeti musicali sorretti dal suono intenso dei violini e percussioni ad arie jazz che ricordano immagini della gloriosa Broadway. Un brano in particolare “It Does Mean a Lot” esprime un jazz puro, il quale ci piacerebbe sentire molto più spesso. Il brano non ci ricorda soltanto il film, ma rievoca anche atmosfere Alleniane e un grandissimo trombettista in particolare: Clifford Brown. Ma all’interno della colonna sonora ritroviamo anche momenti in cui la musica si fa d’autore, riflessiva, esprimendo attraverso il canto di una bravissima e intensissima Francesca Cassio ("Run Way") tutto il pentimento, la nostalgia, la voglia di cambiare e di riconoscersi per poter ammettere che siamo ancora vivi e che abbiamo sempre la possibilità di correggersi senza sentirsi necessariamente vuoti dentro,  posseduti dalla noia e dalla monotonia delle cose. Ritroviamo inoltre anche delle partiture che esprimono armonie le quali ci riportano alla musica classica contemporanea, una su tutte “La cena”. Questa colonna sonora non ci vuole dire o descrivere solo il film, ma anche che la ricerca musicale attraverso i generi è sempre possibile e doverosa. Pensate al brano “Country versiliano” che sembra uscito dai profondi stati del Texas. La ricerca musicale rinnova la musica e non solo, tutto ciò che le sta attorno per questo è necessaria. Forse (in questo caso) sarà grazie alla colonna sonora che andremo con maggior fiducia a scoprire nuovamente il film.

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