11 Nov2007
Voce del verbo amore
Teho Teardo
Voce del verbo amore (2007)
Warner Chappell Music Italiana 5051442-1386-27
18 brani – Durata: 44’09”
È frequente, nella colonna sonora scritta da Teho Teardo per Voce del verbo amore di Andrea Manni, l’uso del pianoforte, cui è spesso affidato il canto della melodia.
In “Almeno un po’” il piano indugia su poche note, e i suoi pizzicati danno vita a un motivo a tratti lievemente straniante, accompagnato dagli archi. Interviene invece a supportarlo la chitarra in “Anche lei però”, nel cui procedere ammiccante si fondono umore divertito e una pensosità mai greve, in “Come di” e in “Se ti sentisse”, più svagato e simpatico.
Tornano gli archi in “Come se” (freschi e guizzanti) e “Altri pianeti” (più incalzanti), mentre in “A casa di Rodelius” la melodia lenta assume connotati più riflessivi, echi arcani ed effetti onomatopeici con percussioni mixate a suoni di tipo digitale. Sonorità elettroniche si mescolano agli archi anche in “Largo”.
Il film narra le vicissitudini di una coppia sposata con prole che decide di comune accordo di separarsi, non per litigi e incomprensioni, ma per evitare di arrivare al punto di rottura - fatto di disaccordi e menzogne - che caratterizza la fine dei matrimoni. La soundtrack di Teardo riesce a riflettere gli stati d’animo e i loro sbalzi, ma fatica a farsi apprezzare da sola; decide di non seguire regole classiche nell’accostare gli strumenti e nel concepire la melodia: così questa risulta spesso difficile da seguire individuando un main theme e per questo poco abile nel coinvolgere e nell’emozionare.
Voce del verbo amore (2007)
Warner Chappell Music Italiana 5051442-1386-27
18 brani – Durata: 44’09”
È frequente, nella colonna sonora scritta da Teho Teardo per Voce del verbo amore di Andrea Manni, l’uso del pianoforte, cui è spesso affidato il canto della melodia.
In “Almeno un po’” il piano indugia su poche note, e i suoi pizzicati danno vita a un motivo a tratti lievemente straniante, accompagnato dagli archi. Interviene invece a supportarlo la chitarra in “Anche lei però”, nel cui procedere ammiccante si fondono umore divertito e una pensosità mai greve, in “Come di” e in “Se ti sentisse”, più svagato e simpatico.
Tornano gli archi in “Come se” (freschi e guizzanti) e “Altri pianeti” (più incalzanti), mentre in “A casa di Rodelius” la melodia lenta assume connotati più riflessivi, echi arcani ed effetti onomatopeici con percussioni mixate a suoni di tipo digitale. Sonorità elettroniche si mescolano agli archi anche in “Largo”.
Il film narra le vicissitudini di una coppia sposata con prole che decide di comune accordo di separarsi, non per litigi e incomprensioni, ma per evitare di arrivare al punto di rottura - fatto di disaccordi e menzogne - che caratterizza la fine dei matrimoni. La soundtrack di Teardo riesce a riflettere gli stati d’animo e i loro sbalzi, ma fatica a farsi apprezzare da sola; decide di non seguire regole classiche nell’accostare gli strumenti e nel concepire la melodia: così questa risulta spesso difficile da seguire individuando un main theme e per questo poco abile nel coinvolgere e nell’emozionare.