14 Nov2007
Il Rabdomante
Louis Siciliano
Il Rabdomante (2007)
Warner Chappel Music Italiana – 5051442-3234-2-9
22 brani – Durata: 39’27”
Il Rabdomante, Louis Siciliano, un titolo e un nome che, a torto, non dicono molto alla maggior parte della gente. A torto, perché Siciliano, compositore, direttore d’orchestra e sound engineer napoletano è riuscito a comporre per questo film estremamente drammatico d’amore, di mafia e d’emarginazione una colonna sonora che definire eccellente significherebbe non renderle giustizia.
Un intreccio ambientato in una Basilicata eccessivamente legata alle tradizioni, alle superstizioni quasi magiche e, purtroppo, anche alla criminalità organizzata, una malinconica storia d’amore tra Harja, ragazza dell’est europeo rapita, violentata e messa incinta da un boss locale e Felice, rabdomante con qualche rotella fuori posto, che riesce, comunque, ad accoglierla e ad amarla. E, attorno a queste vicende, Louis Siciliano compone un soundtrack magistrale, in quello stile inventato da lui e definito “Poetica Musicale Panmediterranea”, melodie e strumenti che riprendono antichissime tradizioni del Bacino del Mediterraneo. Ventidue brani, uno diverso dall’altro: anche in questo risiedono la bravura e la competenza di un musicista, comporre brani per la medesima partitura senza mai cadere nella ripetitività. Abbiamo le note delicate e dolcissime del pianoforte (eccellente il pianista Giuseppe Devastati), in “Harja” e “Tema Mamma” e i ritmi caratteristici delle tarantelle meridionali in “Taranta” e “Pizzica della Monaca” ascoltando i quali è difficile non avere voglia di ballare. Particolarissimi sono i cinque pezzi intitolati “Rabdo”: brani poco musicati, ma tanto ricchi di suoni e rumori quasi esotici e al tempo stesso esoterici, brevi, inquietanti, che rendono perfettamente l’idea di qualcuno che vada a cercare l’acqua con il pendolino. Molto belle anche le cinque canzoni: “Matera”, intonata dalla splendida voce da soprano di Irene Lungo, struggente, da pelle d’oca, a tratti simile all’altrettanto commovente “Gocce di Memoria” de La finestra di fronte; “Acqua”, su una melodia tipica del Sud Italia, Manuel Delgado sembra stia veramente recitando misteriose formule magiche; “Il Rabdomante”, nel brano che prende il nome direttamente dal titolo del film, si mischiano avventura e trionfo, struggimento e malinconia, in un mix delle voci della già citata Irene Lungo e di Francesca Giacoia, novantatreenne di Matera che canta in dialetto con una voce inquietante, che mette quasi paura; “Ja te olvidè” (Ti dimenticai), spagnoleggiante e appassionato brano, a metà tra un tango e un flamenco e, infine, qualcosa di totalmente diverso, “Shoot Me Down”, brano rock al 100% con tanto di chitarra elettrica. Chiunque sarebbe d’accordo sulla bravura di un compositore in grado di scrivere, e bene, pezzi così incredibilmente diversi tra loro, mantenendo melodie orecchiabili e toccanti al tempo stesso.
Il Rabdomante (2007)
Warner Chappel Music Italiana – 5051442-3234-2-9
22 brani – Durata: 39’27”
Il Rabdomante, Louis Siciliano, un titolo e un nome che, a torto, non dicono molto alla maggior parte della gente. A torto, perché Siciliano, compositore, direttore d’orchestra e sound engineer napoletano è riuscito a comporre per questo film estremamente drammatico d’amore, di mafia e d’emarginazione una colonna sonora che definire eccellente significherebbe non renderle giustizia.
Un intreccio ambientato in una Basilicata eccessivamente legata alle tradizioni, alle superstizioni quasi magiche e, purtroppo, anche alla criminalità organizzata, una malinconica storia d’amore tra Harja, ragazza dell’est europeo rapita, violentata e messa incinta da un boss locale e Felice, rabdomante con qualche rotella fuori posto, che riesce, comunque, ad accoglierla e ad amarla. E, attorno a queste vicende, Louis Siciliano compone un soundtrack magistrale, in quello stile inventato da lui e definito “Poetica Musicale Panmediterranea”, melodie e strumenti che riprendono antichissime tradizioni del Bacino del Mediterraneo. Ventidue brani, uno diverso dall’altro: anche in questo risiedono la bravura e la competenza di un musicista, comporre brani per la medesima partitura senza mai cadere nella ripetitività. Abbiamo le note delicate e dolcissime del pianoforte (eccellente il pianista Giuseppe Devastati), in “Harja” e “Tema Mamma” e i ritmi caratteristici delle tarantelle meridionali in “Taranta” e “Pizzica della Monaca” ascoltando i quali è difficile non avere voglia di ballare. Particolarissimi sono i cinque pezzi intitolati “Rabdo”: brani poco musicati, ma tanto ricchi di suoni e rumori quasi esotici e al tempo stesso esoterici, brevi, inquietanti, che rendono perfettamente l’idea di qualcuno che vada a cercare l’acqua con il pendolino. Molto belle anche le cinque canzoni: “Matera”, intonata dalla splendida voce da soprano di Irene Lungo, struggente, da pelle d’oca, a tratti simile all’altrettanto commovente “Gocce di Memoria” de La finestra di fronte; “Acqua”, su una melodia tipica del Sud Italia, Manuel Delgado sembra stia veramente recitando misteriose formule magiche; “Il Rabdomante”, nel brano che prende il nome direttamente dal titolo del film, si mischiano avventura e trionfo, struggimento e malinconia, in un mix delle voci della già citata Irene Lungo e di Francesca Giacoia, novantatreenne di Matera che canta in dialetto con una voce inquietante, che mette quasi paura; “Ja te olvidè” (Ti dimenticai), spagnoleggiante e appassionato brano, a metà tra un tango e un flamenco e, infine, qualcosa di totalmente diverso, “Shoot Me Down”, brano rock al 100% con tanto di chitarra elettrica. Chiunque sarebbe d’accordo sulla bravura di un compositore in grado di scrivere, e bene, pezzi così incredibilmente diversi tra loro, mantenendo melodie orecchiabili e toccanti al tempo stesso.