L’abbuffata

cover_abbuffata.jpgSergio Cammariere/AA.VV.
L’abbuffata (2007)
Hermanos 5099951736620
30 brani - Durata: 51’05”

 

Un’abbuffata di cinema per tre ragazzi calabresi che inseguono la chimera di girare un lungometraggio. Chimera perchè impareranno a loro spese che le conoscenze valgono molto di più della voglia di fare. Un viaggio a Roma, un ritorno veloce in Calabria, un altro film che parla del cinema, violentato dalla televisione e dalla degenerazione sociale. Ma questo non conta. “Conta solo se sai riconoscere il vero dal sogno”, come canta Sergio Cammariere, che ha curato l’intera colonna sonora del film. E forse è proprio per la presenza di un nome come quello di Cammariere, che rinchiudere lo score de L’Abbuffata in un’etichetta di genere sarebbe una grossa penalizzazione per questo lavoro (o forse capolavoro?), che si apre alle influenze più disparate. Poliedrico compositore calabrese, Cammariere infonde infatti nella OST de L’Abbuffata tutta la sua variazione di temi musicali. A partire infatti dalla traccia numero 1, "Settembre", di chiara matrice sudamericana, la samba si tramuta pian piano in jazz e poi in musica popolare, soprattutto grazie alla collaborazione de Il Parto delle nuvole pesanti, formazione sempre calabrese, che produce un’originalissimo genere a metà tra il rock e il folk calabrese. A loro si devono infatti alcune canzoni, come la 13, "L’imperatore", e la 22, "Onda Calabra", il brano numero 23, "Promenade de la mouche", una tarantella calabrese orchestrata prevalentemente da fisarmoniche e tammorre, e il pezzo numero 26, variazione di tarantella. Ancora una canzone ma dal ritmo assolutamente diverso dalle precedenti, "L’anima è vulata", in dialetto calabrese, è scritta e interpretata da Peppe Voltarelli, ex cantante de Il Parto delle Nuvole pesanti, ora solista. Ed infine altre due canzoni in chiusura offrono tutta la bravura di Cammariere, presentandolo non solo come compositore ma anche come cantautore, "Il Pane, il vino e la visione" e "Nuova Italia". L’unica cosa che si potrebbe rimproverare al direttore d’orchestra è l’aver inserito in questo score un brano come "My Lady" dei Flaminio Mafia – annoverabili tra i peggiori gruppi rap italiani – costatogli  una vistosa caduta di stile.


 

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