The Constant Gardener

cover_constant_gardener.jpgAlberto Iglesias/AA.VV.
The Constant Gardener (id.- 2005)
Higher Octave Music/EMI 09463-36887-2-8
26 brani (24 di commento + 2 canzoni) - durata: 74'16"

 

The Constant Gardener è un film di denuncia che mostra come le industrie farmaceutiche usino l’Africa (e il Kenia in particolar modo nella storia che ci viene mostrata) come un comodo e vantaggioso laboratorio per le loro sperimentazioni sulle medicine necessarie a curare malattie gravissime quali la tubercolosi o l’HIV, calpestando i più elementari diritti umani. E’ l’Africa la vera protagonista di questo film. La storia del diplomatico che cerca di capire cosa è realmente accaduto alla propria moglie assassinata è l’architettura su cui si regge il principale messaggio del film: l’Africa come continente offeso da un colonialismo occidentale mai terminato. E’ un messaggio che non sfugge al compositore della colonna sonora, Alberto Iglesias. Non sfugge perché ascoltando i 24 brani del soundtrack si può facilmente avvertire come la restituzione drammatica della condizione del continente africano per mezzo delle musiche sia efficace. I brani hanno tutti una forte carica emotiva e un non indifferente richiamo esotico: l’Africa è una presenza costante che si rivela attraverso melodie malinconiche. La funzione è resa in misura maggiore grazie a un intelligente omaggio che Iglesias compie: quello di utilizzare accanto a strumenti da orchestrazione occidentale altri strumenti,  tradizionalmente appartenenti all’Africa dell’est, quali la lira africana “natiti”, il flauto di legno “kawala”, o il “marimba”, uno strumento composto da cilindri di legno inseriti in corde percossi da piccoli martelli. E’ una commistione intelligente che, inoltre, consente di rendere originale il livello ritmico, che risulta essere sì ben presente ma mai eccessivo.
Sono opere importanti queste poichè ci rendono più consapevoli su come agiscono i governi, le super potenze industriali, le multinazionali farmaceutiche e non, i cui accordi spesso sono tutt’altro che favorevoli alle popolazioni più povere.
Da non sottovalutare i due brani cantati da Ayub Ogada, voce profonda e di buona estensione: “Dicholo” e “Kothbiro”.
La OST ha avuto la nomination al premio Oscar per la migliore colonna sonora 2006.


 

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