Sleuth

cover_sleuth_doyle.jpgPatrick Doyle
Sleuth - Gli insospettabili (Sleuth, 2007)
Varèse Sarabande LC06083
13 brani – Durata: 36'11"

 

Un’ansiosa freddezza serpeggia nella colonna sonora di Sleuth. Le note si rincorrono su un tema che rifiuta le percussioni affidando il canto al violino e al pianoforte, chiamati ad intrecciarsi e ad alternarsi in una soundtrack di sopraffina efficacia. Opera, questa, di uno dei maestri più celebri della musica da film nel panorama contemporaneo, Patrick Doyle. Il compositore scozzese torna ancora una volta a lavorare con Kenneth Branagh (indimenticabile l’OST creato per il suo Hamlet); con Sleuth l’attore e regista mette in scena l’ossessivo gioco condotto dal ricco scrittore Andrew (Michael Caine), che invita nella sua villa con il pretesto di un drink il giovane Milo (Jude Law), amante della moglie: prenderà vita un duello verbale e fisico, un autentico gioco sempre pronto a sfiorare il disastro.
La speranza di redenzione è lontana: sembra dircelo il malinconico e distaccato brano iniziale, “The Visitor”. Poi violino e pianoforte si lanciano in reiterate riprese dell’insinuante e tormentato tema principale, il cui insistere su poche note pare riflettere il senso di solitudine e la gelida determinazione di Andrew. Si ascolti “The Ladder”, nelle cui inflessioni sempre più complesse gli archi sembrano mettere tocchi di insensibile ironia, o “You’re Now You”.
Il motivo dominante torna anche in un enigmatico pizzicato (“Milo Tindle”) o nell’inquieto lamento del violino (“Sleuth”).
Il sottile gioco psicologico fra i due protagonisti è così ben ritratto dalle brillanti modalità con cui le note del piano e quelle degli archi si sovrappongono emergendo a fasi alterne (bell’esempio ne è “Black Arrival”). Finché la soundtrack non si carica di maggiore animo e nervosismo: l’accerchiamento mentale è ben riprodotto dall’irrequieto fremere degli archi in “Itch Twitch”, che s’arresta bruscamente; sempre più viscerale è “Rat in a Trap”, e ricco di maggiori sfumature è anche “One Set All”.
La grandissima intensità della colonna sonora di Doyle propone così numerose variazioni di tono e ritmo sul motivo dominante, riuscendo a non diventare ripetitiva mettendo in luce l’ossessione con artifici affascinanti. Arrivando anche ad un allucinato remix disco della melodia (“Too Much Sleuth”).
Una curiosità: una delle tracce, “I’m Not a Hairdresser”, contiene i dialoghi originali con le voci di Michael Caine e Jude Law.

 

 

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