Hotel Meina

cover_hotel_meina.jpgLuis Bacalov
Hotel Meina (2007)
CAM 515449-2
12 brani - durata: 26’08’’

 

Con Hotel Meina il regista Carlo Lizzani firma una pellicola che si inserisce in modo coerente all’interno del suo percorso di ricerca e di indagine sulla storia italiana, in particolar modo gli anni del fascismo, iniziato con Achtung! Banditi! (1951) e continuato con altri lavori come Fontamara (1980). Anche in questo caso si tratta di raccontare una storia vera, così come accaduto per il film d’esordio del regista,  e ancora una volta il lavoro della scrittura della sceneggiatura parte da un romanzo, quello di Marco Nozza, ispirato ai fatti accaduti nel 1943 in un piccolo paese sulle rive del Lago Maggiore. Tra il maestro argentino e Lizzani esiste una intesa cementata da anni di frequentazione per la realizzazione di lavori passati e dalla stima reciproca. Da questa intesa nasce una partitura capace di accompagnare il racconto del film in modo discreto ed efficace. Il tema principale presentato nel brano “Pecore e lupi” (che apre il disco nella versione strumentale e si ripresenta come ultima traccia in una versione per orchestra, voce e coro di voci bianche) è ben scritto, facile da riconoscere anche nelle diverse versioni che ritornano in più occasioni all’interno della pellicola. La cura per l’orchestrazione e la complessità della scrittura rendono la OST interessante anche ad un ascolto non legato al film e le conferiscono una forte unità poetica. Resta comunque chiaro che si tratti di musica applicata, anche ad una semplice veloce analisi formale, e del resto lo stesso autore ha sostenuto in più occasioni che la dignità della musica da film passa anche dalla consapevolezza che il lavoro del compositore, così come quello del regista, siano strumenti al servizio dell’opera.
Il tema è certamente impegnativo. Nel 1953 la giovane protagonista, Noa, sulle rive del Lago Maggiore si immerge nei propri ricordi che la riportano indietro nel tempo a dieci anni prima quando, subito dopo la firma dell’armistizio tra gli Alleati e l’Italia, un plotone di SS di fatto occupò l’Hotel Meina di proprietà del padre di Noa, un ebreo con passaporto turco, e lì consumò il proprio folle progetto di lotta contro gli ebrei.
Se il film nel suo complesso non riesce a convincere fino in fondo, per essere forse troppo aderente al testo letterario, il mondo evocato dalle musiche di Bacalov ha una certa forza espressiva e immaginifica e riesce ad arrivare all’ascoltatore in modo diretto.
È facile ritrovare il Bacalov che conosciamo per il suo modo di trattare gli archi, e i fiati, per il modo di accostare moduli ritmici leggeri a linee melodiche che non rifuggono una certa retorica semplice, che non ha paura di giocare un gioco di attese e smentite con l’ascoltatore, fatto di piacevoli riconoscimenti e di qualche sorpresa.


 

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