Charlie Wilson’s War

cover_charlie_wilsons_war.jpgJames Newton Howard
La guerra di Charlie Wilson (Charlie Wilson’s War, 2007)
Varèse Sarabande LC 06083
10 brani – Durata: 33’18”

 

Per La guerra di Charlie Wilson James Newton Howard ha composto una soundtrack d’impatto immediato, ma capace di sorprendere in raffinatezza. Difficile immaginarla in una produzione europea: trasporto e inflessioni, così sicure e sempre orecchiabili, sono tipiche della produzione mainstream d’oltreoceano. Mentre coerenza e solidità fanno di questa colonna sonora uno dei lavori più interessanti fra gli ultimi del compositore sette volte candidato all’Oscar (per Il principe delle maree, Il fuggitivo, Il matrimonio del mio migliore amico, The Village e Michael Clayton, oltre che per le canzoni di Junior e Un giorno per caso). La storia è quella vera di una delle più importanti operazioni segrete della storia. Charlie Wilson (Tom Hanks sullo schermo) è stato un deputato del Texas, simpatico e politico acutissimo, assai sensibile alle problematiche del suo paese e in particolar modo a quella afgana. Wilson fu incoraggiato dalla ricca amica Joanne Herring (interpretata da Julia Roberts) a fornire armi e denaro ai Mujahideen afgani per resistere all’invasione russa. Con la Herring e l'agente della CIA Gust Avrakotos (Seymour Hoffman) Charlie Wilson continuò a sostenere l’Afghanistan durante gli anni dell’occupazione comunista.
Lo spirito patriottico, con un simile background, era forse inevitabile in una produzione americana. Ma la OST di James Newton Howard riesce ad andare oltre.
La melodia è spesso speranzosa e limpida e cresce affidandosi ai fiati e agli archi, come nell’iniziale “Charlie Wilson”; nel brano d’apertura il trascinante motivo principale segue inflessioni cupe, con i fiati che scivolano sulle note, e poi dal gusto folk, che torna in chiave ironica anche con “Telex Machine”.
Tra il sentito “It’s Up to Me” e il crepuscolare “Where’s It At, Charlie?”, c’è spazio anche per le emozioni forti. “Refugee Camp” si apre incerto, trasudando promesse, per poi spiazzare con un improvviso crescendo dai rimandi tribali, che aumenta la violenza della melodia con echi vocali e percussioni insistenti. Incalzante e drammatico è pure “Turning the Tide”, capace di mantenere latente la tensione anche nello smorzare i toni; interessantissima la sua seconda parte, che riprende con energia trascinante - e qualche spuria inflessione pop - un brano del Messiah di Händel, “And He Shall Purify”, cantato alla perfezione dalla Hollywood Film Chorale con la Hollywood Studio Symphony. Per le parole di questo brano del Messiah Händel utilizzò un passo del libro profetico di Malachia nell’Antico Testamento, che qui ben assume sfumature di significato sempre più attuali in un contesto politico – La guerra di Charlie Wilson sembra denunciarlo – basato su una sorta di moderno imperialismo: “And he shall purify the sons of Levi, that they may offer unto the Lord an offering in righteousness” (“Purificherà i figli di Levi, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia”).

 

 

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