30 Giu2008
Leatherheads
Randy Newman
In amore niente regole (Leatherheads, 2008)
Varese Sarabande F60014138408
20 brani – Durata: 43’59”
Randy Newman (Toy Story, A Bug's Life, Monsters & Co.) in questo lavoro realizzato per George Clooney, qui di nuovo dietro la macchina da presa oltre che protagonista della pellicola, ha recuperato stilemi compositivi e formule melodiche tipiche della musica anni 20. I suoni, i ritmi, l’impasto sonoro e le soluzioni armoniche scelte contribuiscono a determinare in modo chiaro il tempo, il luogo in cui la storia si svolge. Accanto ad una funzione che potremmo definire quindi informativa, la musica di Newman svolge una importante funzione di commento e spesso acquisisce una forte valenza sinestetica, sottolineando, come si trattasse di una “comica” o di un film di animazione, le azioni dei personaggi, con repentini passaggi di atmosfere sonore, rese attraverso il sapiente utilizzo di temi e di strumenti differenti. È il caso del brano "Good Old Princeton: The College Game" che da solo all’ascolto suggerisce una azione ricca di momenti diversi al proprio interno, che vanno dai toni solenni dell’apertura affidata ai fiati, al concitato movimento centrale in cui le percussioni segnano il cambiamento, caratterizzato dal continuo passaggio circolare dal ritmo in 4/4 al 3/4, fino all’annuncio del tema affidato all’oboe che ha il sapore di una confessione d’amore e che poi tornerà successivamente all’interno della partitura appunto nel brano dal titolo “Ah Love”, quasi a ritagliarsi uno spazio per una certa intimità, una dimensione di distacco dal resto dell’azione che sempre invece resta accompagnata dalla musica. Del resto la divertente commedia di Clooney è tutta giocata sul parallelismo tra il gioco del football, metafora della storia dell’”America” e dei suoi miti, e l’amore. Il titolo del film nella versione italiana, se da un lato non può considerarsi corretto in termini squisitamente linguistici, fa riferimento appunto al fatto che il protagonista imparerà sulla propria pelle che nel gioco, come in amore, non esistono regole…
La musica di Newman riesce ad accompagnare l’azione scenica sottolineando in modo efficace i tanti momenti carichi di ironia e di comicità costruiti sapientemente attraverso un gioco ben riuscito di regia, scrittura e musica appunto. La OST nel suo complesso appare abbastanza semplice nella logica costruttiva, la partitura è omogenea per stile, per scelte di orchestrazione, e per organico. Accompagna l’azione del film individuando un brano per ogni momento nodale del racconto utilizzando l’escamotage, cui facevamo riferimento prima, che gli consente di mantenere comunque all’interno di ogni brano anime diverse, indispensabili per svolgere in modo compiuto una importante funzione di commento delle immagini, e attivatrice di emozioni, portando allo spettatore anche strumenti nuovi per comprendere alcune scene. È il caso del brano “The Ambiguity of Victory” in cui convivono stili di scrittura differenti che servono all’autore per descrivere in termini sonori appunto l’idea stessa di ambiguità, di indeterminatezza, di non risolvibilità, suggeriti dalla scena. Non è un caso infatti che ben due volte si utilizzino le pause e il silenzio all’interno della partitura per segnare delle cesure tra le varie cellule tematiche che almeno in due occasioni vengono fatte seguire uno all’altra senza una vera e propria conclusione armonica e melodica. Lo stesso gioco di mimesi e di trasformazione che contribuisce a dare una chiave di lettura al film, l’autore lo gioca anche nel brano che chiude il disco “Reprise for Tiffany” in cui il leitmotiv cantato dalla orchestra di fiati si svela come una variazione al tema dell’amore che torna in conclusione affidato ancora una volta al pianoforte.