01 Lug2008
Reservation Road
Mark Isham
Reservation Road (Id., 2008)
Lakeshore Records 0187752ERE
22 brani – Durata: 49’01”
Ipnotica, suggestiva, capace di dialogare direttamente con le paure e le ombre a noi nascoste, inconfessate: la colonna sonora firmata da Mark Isham per il film di Terry George è per me l’unica soluzione funzionale al commento della pellicola.
Delle mille possibili, sempre in linea teorica, la scelta fatta dall’autore per interpretare il mondo sonoro dei quattro protagonisti della storia di sofferenza e di perdita raccontata dal film trovo sia la migliore per diverse ragioni. Innanzi tutto per la scelta fatta a monte di funzione della OST all’interno del film: Isham ha costruito un vero e proprio personaggio trasversale nell’identità ai protagonisti, al racconto, all’ambiente, un personaggio che tutto comprende mantenendo la propria autonomia espressiva e linguistica. Non si tratta soltanto di una funzione comunicativa in senso tradizionale o legata alle emozioni, ma la musica svolge una azione iper-diegetica nel senso che non appartiene semplicemente alla scena, ma al personaggio, e non ad un personaggio soltanto ma a tutti i protagonisti insieme, e mai in modo esclusivo. Di fatto la musica di Isham rappresenta all’interno del testo filmico lo stato mentale che accomuna i personaggi e a lei è affidata la funzione di specchio personaggio/spettatore divenendo il ponte più veloce e diretto tra la storia e il pubblico.
Felice l’intuizione del regista che, come lui stesso ha raccontato, ha chiesto a Isham di realizzare le musiche del suo film dopo aver riascoltato un brano della colonna sonora composta da lui per River Runs Through it (In mezzo scorre il fiume). Terry George, appassionato di pesca, non teme di esagerare nel definire uno dei brani più belli che siano mai stati composti per commento ad un film, quello che accompagna la scena in cui Brad Pitt ingaggia una lotta con una enorme trota lungo il fiume. Felice la scelta dell’autore dello score di utilizzare la musica elettronica e gli strumenti della orchestra classica insieme al pianoforte per rendere un impasto sonoro caratteristico ed efficace nel rappresentare la storia. La scrittura è segnata da una apparente semplicità che deriva dalla linea melodica sempre molto rarefatta che serve a dare un suggerimento all’ascoltatore che inevitabilmente finisce per dimenticarsi della melodia per ascoltare i timbri, le sonorità, i silenzi che costituiscono la vera trama della costruzione sonora.
Una linea melodica molto semplice (che spesso si identifica con la stessa struttura ritmica, in un gioco continuo di specchi e rimandi), si sviluppa in senso orizzontale e, per un gioco di alternanze e sovrapposizioni, in senso verticale. E non riusciamo a non pensare ad una certa musica modale reinterpretata dal genio di Brian Eno in tanti suoi lavori che, credo, non siano sfuggiti alla analisi, e all’ascolto di Isham.