Sanguepazzo

cover_sanguepazzo.jpgFranco Piersanti
Sanguepazzo (2008)
Emergency/Lucky Planets LKP 728
13 Brani - Durata: 47’23”

 

Riferimenti tanto espliciti quanto sgradevoli al cinema rosselliniano (il prologo e l’epilogo in un bianco e nero virato sul blu; un dialogo in cui è maldestramente commentata la lavorazione di Roma città aperta); metacinema; artificiose costruzioni dello spazio scenico e ri-costruzioni di una parte della storia italiana della cui memoria il regista si dichiara immodestamente depositario: tappe di un percorso attraverso il quale Giordana ha tentato di legittimare il suo melodramma. Il musicista coinvolto nel progetto è Franco Piersanti che si trova ancora a maneggiare un film che non meriterebbe una scrittura tanto raffinata. Chi conosce a fondo il lavoro del compositore non faticherà a rintracciare rimandi, timbrici e testuali, alle partiture per La bestia nel cuore di Cristina Comencini e per Porte aperte di Gianni Amelio. Non c’è del nuovo, quindi; piuttosto, sembra manifestarsi in Piersanti l’intenzione di riferirsi al “proprio” passato anziché a quello ricostruito in un film adombrato da un fantasioso revisionismo. Il musicista, come d’abitudine, ignora il mimetismo storico e si sottrae all’insidia della partitura narrativa - raramente in Piersanti si profila il racconto tout-court e la narrazione non fa parte di una scrittura sfuggente ed obliqua come quella, straordinaria, per Sanguepazzo. Le autocitazioni testuali sono evidenti (come in “Legame segreto” e “Giudizio”, con prelievi di consistenti segmenti – peraltro funzionali - dalla partitura per il film della Comencini), ma l’avvicinamento indiretto e diagonale alla storia intima di Valenti e Ferida, oltre che la sua contestualizzazione in un dramma più esteso ed umano, si compie nella lunga, complessa composizione “Dentro la guerra”. Qui i movimenti degli archi forniscono un sostegno continuo che ha la funzione di un drone; ogni sezione orchestrale tende a fraseggi slegati ed autonomi, più integrati in un ambito di serialità per l’insistente sfruttamento della durata e del timbro di ogni singola nota. La valenza del brano risiede anche nel suo essere un compendio dell’arte di Piersanti, che conserva un calibrato distacco dal sistema tonale persino quando si concede un tematismo spurio (“Il tribunale”) o addirittura un tema puro (“Un amore impossibile”). La repentina conclusione di “Dentro la guerra”, varcando il limite della tonalità, ricorre ancora alla citazione da Porte aperte (Piersanti per Gianni Amelio). Una risoluzione dei periodi musicali (“Valzer obliquo”, “In fuga”, “La pellicola spezzata”) che svela i rimandi alla produzione musicale di Stravinskij, Ravel, Bartòk, per lo sfasamento dei piani narrativi e per l’efficace combinazione di narrazione e memoria, incantesimo e morte. Combinazioni e sfasamenti di cui non c’è traccia nel film.


 

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