Speed Racer

cover_speed_racer.jpgMichael Giacchino
Speed Racer (id., 2008)
Varèse Sarabande VSD-6898
28 brani – Durata: 60'26”

 

Michael Giacchino è ormai un nome da tenere in alta considerazione. Il giovane compositore sta scalando le vette del firmamento cinemusicale hollywoodiano con sempre più successo, grazie soprattutto alle sue collaborazioni con il produttore e regista J.J. Abrams (Alias, Lost e l'imminente nuovo capitolo di Star Trek) e con i talenti dei Pixar Animation Studios. Le partiture per la serie tv Lost e quelle per Gli Incredibili e Ratatouille hanno posto il nome di Giacchino in cima agli elenchi dei compositori “most-requested” dell'industria cinematografica americana, arrivando ormai ad essere un diretto competitor di nomi blasonati e altisonanti quali Hans Zimmer, James Newton Howard e Danny Elfman. Il successo e l'affermazione del compositore si possono spiegare piuttosto facilmente: oltre al fatto, come già notato, di aver legato il suo nome ad alcuni prodotti cinematografici e televisivi di maggior culto degli ultimi anni, Giacchino ha portato una ventata di freschezza e di rinnovamento all'interno di un panorama cinemusicale sempre più appiattito verso la produzione seriale e industriale, seguendo un approccio che certamente volge lo sguardo a stilemi e modus operandi della scuola tradizionale hollywoodiana (sono stati in molti a tacciare ingiustamente Giacchino di voler imitare il lessico di un titano come John Williams), ma al contempo tentando di rinnovarli e plasmarli secondo la sua personale sensibilità musicale. In tal senso, la colonna sonora di Speed Racer – il costoso e sfortunato ritorno alla regia dei sopravvalutatissimi fratelli Wachowski, gli autori della trilogia di Matrix – è un bell'esempio del talento e delle capacità musicali di Michael Giacchino.

Il film è la trasposizione pressoché letterale di una fortunata serie nipponica a cartoni animati dei tardi anni '60 ed è messo in scena proprio come un coloratissimo e frastornante cartoon. Il compositore di Lost ha voluto perciò seguire il medesimo tracciato stilistico operato dai filmmaker e ha proposto uno score estremamente variopinto, caleidoscopico e propulsivo. Giacchino propende per un suono e dei timbri che richiamano le scoppiettanti e sincopate colonne sonore degli anni '60 (in primis proprio quelle del compositore Nobuyoshi Koshibe per il cartoon originale), accentuandone però fino al limite del parossismo la carica strumentale e la potenza sonora. Il punto di forza della composizione è soprattutto nella sua personalità ritmica: da questo punto di vista, Giacchino è un vero fiume in piena e trascina le notevoli risorse strumentali messe in campo grazie ad una indiavolata sezione ritmica costituita da basso elettrico, chitarra e batteria, che agisce da vero e proprio carburante per l'intero organico. Sin dalle prime battute appare chiara la volontà di creare un tessuto musicale sfacciatamente retrò e citazionista (“I Am Speed”, “World's Best Autopia”), ma Giacchino non si limita al puro “divertimento” e alla strizzatina d'occhio e in tal senso sembra aver appreso l'importante lezione williamsiana: è infatti soprattutto nella concitazione delle pagine d'azione (“World's Worst Road Rage”, “Bumper to Bumper, Rail to Rail”, “The Maltese Ice Cave”, “Go Speed, Go!”) che si vede e si sente la mano di qualcuno che mette tutte le proprie note sul pentagramma e ci crede sino in fondo. Seppure ancorata saldamente ad un linguaggio decisamente tradizionale, la musica di Giacchino sprizza una forte genuinità ad ogni singola nota, non senza un pizzico di divertita sfacciataggine (“32 Hours”, “Grand Ol' Prix”, “Reboot”), soprattutto perché egli sembra fermamente credere nel primato irraggiungibile dell'espressività e della densità strumentale del commento musicale acustico ed orchestrale, dove ogni nota, ogni battuta, ogni pagina sono il frutto di un lavoro di scrittura ragionato, meditato e assai strutturato. Insomma, Giacchino vuole smarcarsi in modo deciso dallo stile e dal lessico “à là page” che domina gran parte delle partiture degli odierni blockbuster hollywoodiani, anche a costo di apparire troppo retrò e poco “cool” alle orecchie sempre più turate della massa degli spettatori odierni. Ciò che convince più di ogni altra cosa della musica di questo giovane talento sono l'evidente e contagioso entusiasmo, la voglia di giocare e di “farsi sentire” (il trascinante arrangiamento finale della sigla originale “Speed Racer” dovrebbe chiarirlo sino in fondo), quasi a voler ribadire che la musica per film, a volte, può essere profondamente, sfacciatamente, sinceramente “bigger than life”.

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