20 Ott2008
Iron Man
Ramin Djwadi
Iron Man (Id. - 2008)
Lions Gate Records LGM02-0016
19 Brani – durata: 54’02’’
Con un incipit dal carattere tecnologico ed aggressivo, ad opera di un vigoroso tappeto d’archi ed una presenza di chitarra elettrica e batteria indubbiamente seducente, “Driving With The Top Down“ apre l’album contenente le musiche di Iron Man, partitura composta da Ramin Djwadi (Prison Break, Fly Me To The Moon) regalando momenti indubbiamente molto piacevoli ed anche interessanti, ma eccessivamente banali e scontati, privi di una personalità tale da poter lasciare qualcosa di più di una “buona impressione” nell’orecchio dell’ascoltatore. “Trinkets To Kill A Prince” si presenta come il primo momento musicale di commento davvero curioso, caratterizzato da un ostinato d’archi che disegna un’atmosfera cupa e tesa, che riuscirebbe a trasmettere anche una certa emozione, se non fosse così simile a moltissimi altri momenti di commento sfornati in casa MediaVentures.
Questo abuso di archi e ritmiche che hanno reso famose partiture come The Peacemaker o Face Off ritornano ciclicamente nella partitura, accompagnate da una larga presenza di chitarre elettriche e batteria, abbellite da percussioni ed effetti elettronici sicuramente interessanti, belli d’ascoltare, ma che, torno a ripetere, peccano in personalità ed originalità, commentando un supereroe allo stesso modo con cui gli artisti della contestata compagnia hanno musicato in passato pellicole d’azione di tutt’altro genere.
E’ innegabile che la partitura offra momenti oggettivamente “belli”, basti pensare al crescendo di “Fireman”, un misto di chitarre elettriche rafforzato da un corposo tappeto di tromboni, arricchito da cornici ritmiche molto seducenti; purtroppo si tratta comunque di musica che potrebbe commentare qualsiasi cosa, proprio perché impersonale, anonima, e quindi facilmente adattabile.
La partitura offre passaggi notevoli, indubbiamente degni di menzione, dalle melodie incalzanti in stile hard rock per batteria e chitarra ai giochi tra archi e percussioni, ma se si ascolta Iron Man di Ramin Djwadi o Transformers di Steve Jablonsky ci si rende davvero conto di quanto detto fino ad ora.
Ritengo che il lavoro di Djwadi sia apprezzabile dal punto di vista musicale, quale piacere d’ascolto, sebbene non ci sia grossa differenza tra i vari momenti del disco, rendendo davvero difficoltoso riconoscerne i vari passaggi.
Discutibili le sue scelte, perché troppo legate ad un modo di commentare assolutamente inadeguato alla pellicola. Resta comunque molto più funzionale sotto ad un film d’azione che non per uno in cui i personaggi assumono uno spessore indubbiamente maggiore.
Troppe poi le similitudini con i lavori dei suoi colleghi, come il già citato Steve Jablonsky (Transformers, The Island), il quale ha concepito per il film dedicato ai famosi robot una partitura assolutamente simile quanto ad approccio musicale e commento, seppur con delle innegabili differenze, confermando questa piatta omogeneità nel loro modo di creare musica da film.
Un lavoro deludente, non tanto per il piacere d’ascolto che questa partitura offre, ma assolutamente anonima e priva di quel carattere tale da non impedirle di esser confusa ogni cinque minuti con altri lavori sfornati dagli altri artisti della stessa MediaVentures.