Stop-Loss

cover_stop_loss.jpgJohn Powell
Stop-Loss (Id., 2008)
Varèse Sarabande VSD-6886
19 brani – Durata: 39’54”

 

Consuete e non inattese inflessioni dal sapore bellico made in U.S.A. per la colonna sonora di Stop-Loss, con cui Kimberly Peirce torna dietro la macchina da presa otto anni dopo Boys Don’t Cry. L’OST, opera di John Powell (Mi chiamo Sam, The Bourne Identity, Mr and Mrs Smith), serve la diegesi con professionale perizia, ricreando senza stranezze le atmosfere e la crudezza del regime militare. Stop-Loss punta l’obiettivo sul primo disertore della guerra in Iraq. Il sergente Brandon King, tornato dal fronte, è accolto in patria come un eroe. Ma, pur avendo già servito il paese, riceve poi l’ordine di tornare a combattere in Iraq.
Nella prima parte della soundtrack prevalgono sonorità dure e metalliche su un accompagnamento cupo e incombente (ne è esempio “Graveside”); percussioni a ritmo di corsa (“Going Awol”); qua e là ritmi pop (“The Base”). I fiati non risparmiano la magniloquenza americana da tema impegnato, soprattutto in “Michelle’s House” e “Losing Steve”, mentre a tratti la partitura introduce anche la chitarra elettrica, come in “Tommy Breaks” o “Brandon Meets Josh”, le cui note faticano a legarsi in una melodia restituendo un effetto alientante.
La seconda parte del CD vira invece verso toni più ispirati. È introdotto il pianoforte, malinconico con il toccante “Theme for Peace”, grave negli accordi di “Call Carlson”, la cui maggiore classicità aumenta il potere evocativo dell’intera musica.
In un tessuto musicale come questo, che giova al racconto del film e al suo scorrere sullo schermo in modo tanto preciso, avrebbe forse giovato maggior coraggio nell’inserire accenti che – anziché sottolineare la durezza del regime marziale e il sacrificio del combattente al fronte – indagassero e commentassero in modo più marcato lo sconforto e l’avvilimento psichico, evocandone sia l’angoscia che il conseguente desiderio di fuga.

 

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