Le Premier Cri

cover_premier_cri.jpgArmand Amar
Il primo respiro (Le Premier Cri, 2007)
NAÏVE K1631
20 brani - durata:
 
 

Il suono del primo grido di un bambino passa per il suono, il respiro della donna, della madre. Sembra aver pensato questo Armand Amar quando ha iniziato a lavorare alle musiche di questo straordinario documentario di Gilles De Maistre, ed ha deciso di riservare uno spazio importante alla voce della donna. Tre anni di lavorazione e 15 mesi dedicati alle riprese per seguire il momento della nascita in 10 paesi del mondo, dalla Francia all’India passando per gli Stati Uniti e la Tanzania.
Tutta l’attenzione puntata sulle donne, sulla loro storia che si concentra, trova una sintesi, nel momento in cui danno alla luce il proprio figlio, in universi diversi, per cultura, costruzioni sociali, usi, modi di accostarsi a questo momento che, insieme a quello conclusivo della morte, riguarda tutti noi.
Le musiche di Armand Amar convincono per la loro immediatezza, per il modo in cui riescono a comunicare una sacralità laica legata al momento della nascita. Il suono della Bulgarian Symphony Orchestra ha un bel colore, risulta caldo e si sposa bene con il pianoforte, molto utilizzato all’interno dello score per la sua capacità di richiamare le trasparenze dell’acqua, e con alcuni strumenti non appartenenti alla tradizione della musica colta occidentale come il cora e l’erhu.  La scrittura risulta essere evanescente, il tema principale “Le premier cri” è l’unico disegnato in modo compiuto, seguendo una linea melodica riconoscibile, per il resto lo score può essere definito come una sorta di quadri sonori in cui quello che si ricerca è suggerire una “sensazione sonora” capace di avvolgere l’ascoltatore come se il suono nascesse direttamente dalle immagini. Il viaggio che il regista compie nello spazio, spostandosi tra luoghi anche molto distanti tra loro, diviene così anche un viaggio nei suoni, nei colori musicali di terre lontane e vicine insieme perché è la musica stessa che diviene ponte che unisce attraverso le scelte di scrittura, di orchestrazione (affidata a Mathieu Coupat che siede anche al pianoforte), attraverso le voci di donna che chi ascolta la OST incontra durante il viaggio.
Si è detto prima del suono del pianoforte che, lavorando soprattutto nel registro acuto, ricorda le trasparenze dell’acqua. E l’acqua torna in modo circolare all’interno della partitura che può dirsi tutta carica di suoni liquidi, morbidi, che galleggiano e rimandano di continuo al miracolo della nascita come ad un momento in cui l’acqua simbolo della vita è presente sempre, costante che supera le differenze di luoghi e di costumi.
Trasparenze liquide, ritmi circolari, preghiere laiche affidate a voci di donna illuminate dal solo bagliore di fuochi accesi per scaldare, tutto questo è possibile ritrovare nel bel lavoro di Armand Amar (Cacciatore di teste, 2005; Tutta colpa di Fidel, 2005) che si apre con una canzone “A New Born Child”, affidata alla cantante irlandese Sinéad O’Connor il cui testo, scritto da John Boswell, è ispirato al poema di Georg Trakl  “Geburt”.(“Just as two breathes become on breath// as two whispers become a cry// a miracle before us lies// the glory of a new born child. […]).

 

Stampa