Annapolis

cover_annapolis.jpgBrian Tyler
Annapolis (id., 2006)
Varèse Sarabande VSD 6709
30 brani - durata: 64’22”

 

Siamo i primi a comprendere che il lavoro del compositore odierno nella attuale industria hollywoodiana sia ormai, eufemisticamente parlando, arduo e difficoltoso, soprattutto quando registi e produttori non chiedono altro che copiare una temp track composta da una innumerevole ridda di altre colonne sonore hollywoodiane più o meno recenti. Il compositore si trova così di fronte ad un percorso obbligato, che il più delle volte è costretto a seguire in maniera certosina e senza sgarrare, se non vuole rischiare di finire cacciato in malo modo e rimpiazzato (è capitato e continua capitare a nomi altisonanti) da altri musicisti più obbedienti. Detto tutto ciò, è tuttavia davvero difficile cercare di difendere l’operato di un musicista come Brian Tyler. Già in passato siamo stati piuttosto severi nel giudizio di questo autore. Chi scrive si ripromette sempre di dargli una nuova occasione, sperando che l’entusiasmo con cui è giudicato da alcuni colleghi d’oltreoceano trovi prima o poi una conferma anche da questo lato. Ascoltando la colonna sonora di questo Annapolis – miserrima ed ennesima pellicola “di formazione” ambientata nel mondo della Marina Militare degli USA – è ancora lontano qualunque giudizio positivo, men che meno di entusiasmo. Tutta la partitura è un fuoco di fila di cliché e di soluzioni già sentite, che si possono ricondurre senza neanche troppa difficoltà a molte recenti soundtracks hollywoodiane. Se dunque il tema principale (“Annapolis”) è mutuato letteralmente dal tema della crocefissione de La passione di Cristo di John Debney (che a sua volta era ricalcato sulla nota “Fantasia su un tema di Thomas Tallis” di Ralph Vaughan Williams, ispiratore anche del tema di Stargate di Arnold) nella sua linea melodica, l’orchestrazione tronfia e altisonante del brano richiama a tutta forza il tema principale di Backdraft di Hans Zimmer. Tyler ha persino la spudoratezza di propinare il tema almeno ogni due brani (ce ne sono ben trenta in tutto il CD!). L’ambientazione del film è tradotta con un patriottismo di facciata fatto di trombe e rullanti (“Naval Academy”) che richiamano da vicino molte pagine di James Horner, in particolar modo quelle di Apollo 13 e Clear and Present Danger. Ma non è finita qui: alcune pagine (“Run in Place”, “Tank Drill”, “Brigade Training”) sono una rimasticatura al limite del plagio di The Bourne Identity di John Powell, mentre i momenti intimisti col pianoforte laconico (“Twins’ Theme”; “The Offer”) gridano “Thomas Newman!” ad ogni istante. Tyler vuole poi mostrare il suo eclettismo infilando anche qualche parentesi puramente hard-rock (“A Little Jog”) che però non centra assolutamente nulla col resto della partitura. Tuttavia, è l’ombra di Hans Zimmer ad aleggiare come un corvo nero su tutta la partitura: sembra infatti proprio lui (insieme ai suoi protetti Gregson-Williams e Klaus Badelt) il modello musicale a cui Brian Tyler fa riferimento. La cosa non stupisce, visto che questo sembra ormai essere l’unico modo di poter commentare un film hollywoodiano di media produzione. Insomma, per quanto ha dimostrato fino ad ora, Tyler non è altro che un mero ed impersonale sonorizzatore di pellicole hollywoodiane tutt’altro che memorabili (basta leggere la sua filmografia per farsi prendere dallo sconforto).
  

 

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