Superman Returns

cover_superman_returns.jpgJohn Ottman
Superman Returns (id., 2006)
Warner Bros./Rhino R2 77654
15 brani – Durata: 55'27"

 

Superman Returns segna, come dice il titolo stesso, il ritorno sul grande schermo del più celebre supereroe dei fumetti di tutti i tempi, dopo un’assenza durata quasi vent’anni. L’ultimo capitolo cinematografico dedicato all’eroe risale infatti al 1987, anno del famigerato Superman IV, film che segnò l’ultima apparizione del compianto Christopher Reeve nei panni del supereroe di Krypton. A differenza del recente Batman Begins diretto da Chris Nolan, Superman Returns, firmato dallo specialista Bryan Singer (regista dei primi due capitoli degli X-Men), non riscrive le origini del personaggio, ma si pone invece come seguito ideale dei primi due film, tralasciando i due successivi e vituperati sequel Superman III e IV. Il capostipite diretto da Richard Donner nel 1978 è ormai considerato un classico nel suo genere (è stato a tutti gli effetti il primo ambizioso blockbuster tratto da un celebre comic book), grazie ad una solida ed ispirata messa in scena, alle azzeccate scelte di casting (a partire da Christopher Reeve), alla ottima sceneggiatura di Tom Mankiewicz e, non ultima, alla splendida ed immortale colonna sonora di John Williams.

intervista_superman_returns.jpgIl film di Bryan Singer è una dichiarazione d’amore alla pellicola di Donner, dalla quale riprende il design dei set, le battute, il tono crepuscolare e leggendario, ricalcandone persino l’andamento narrativo; il protagonista (Brandon Routh) è poi quasi un sosia di Reeve. Kevin Spacey nei panni di Lex Luthor riprende la gigioneria scanzonata dell’interpretazione di Gene Hackman, mentre la magia del digitale “riporta in vita” Marlon Brando in un cameo nei panni di Jor-El, il padre di Superman. Infine, Singer e il suo compositore (e anche montatore) di fiducia John Ottman (I soliti sospetti, L’allievo, X-Men 2) hanno deciso di mantenere un altro dei fondamentali aspetti iconici del film originale, ormai così indissolubilmente legato al personaggio quanto il mantello rosso e la “S” sul petto: la musica di Williams. In un’intervista rilasciata durante l’uscita del film, Singer ha persino dichiarato che, se non avesse avuto la possibilità di utilizzare il celebre tema musicale, avrebbe rinunciato a dirigere il film.

Qualunque compositore si sarebbe trovato a disagio a confrontarsi con uno dei capolavori assoluti della moderna musica da film hollywoodiana quale è appunto la partitura di Superman: The Movie di John Williams. In primis, c’è innanzitutto da apprezzare la volontà da parte di Ottman e Singer di rendere omaggio alla storica colonna sonora originale: una scelta non così ovvia come potrebbe sembrare, soprattutto per l’inevitabile confronto che sarebbe nato a lavoro finito. Qualunque compositore poi, sognerebbe di scrivere un “suo” tema per il personaggio, cercando di apporre il proprio stampo sulla partitura. L’umiltà e la passione dimostrate dal musicista/montatore sono dunque da applaudire totalmente. Tuttavia, Ottman ha scelto forse la strada più difficile ed impegnativa, ovvero integrare i temi di Williams nel tessuto delle sue composizioni originali scritte ad hoc per il film. Ed è proprio qui che nascono i problemi della colonna sonora di Superman Returns. John Ottman è un compositore che sino ad ora si è destreggiato soprattutto nell’ambito dei thriller e degli horror, mostrando una vena piuttosto cupa e notturna nella maggior parte delle sue colonne sonore. Superman Returns è la sua prima, vera “grande” partitura, il suo ingresso nelle tessiture sinfoniche epiche “in cinemascope” (X-Men 2 e I fantastici quattro sono opere decisamente meno ambiziose di questa). E’ inoltre un musicista autodidatta, che si è dedicato alla composizione cinematografica quasi per gioco, spinto dalla sua ardente passione per questo genere musicale. Questo non è ovviamente un limite in sé (basti guardare dove è arrivato un compositore a lui analogo in tal senso come Danny Elfman), ma purtroppo in questa circostanza è evidente l’assenza di una personalità musicale robusta e drammaturgicamente preparata.

La colonna sonora si apre nell’unico modo in cui poteva: con la celeberrima ed entusiasmante “Superman March”. A parte una cesura di qualche battuta, l’esecuzione è una fedele rilettura dell’orchestrazione originale di Williams per il film del 1978. E’ una performance più che dignitosa, a cui però manca il piglio energico e corrusco dell’esecuzione originale della London Symphony diretta da Williams. E dalla traccia successiva, la partitura diventa soprattutto un lungo rammarico per quello che avrebbe potuto essere in mani più capaci rispetto a quelle del pur volenteroso Ottman. La scrittura è lineare, procede per blocchi amalgamati, in gran parte dei casi con le linee melodiche all’unisono. Al tutto manca un senso drammatico compiuto e consapevole, che in partiture di questo genere è invece fondamentale. Ottman cerca di compensare i limiti della scrittura con una massa orchestrale squadernata in tutta la sua potenza (da sottolineare il ruolo del fido Damon Intrabartolo, che cura le orchestrazioni e la direzione), con l’ulteriore aggiunta di una ampia compagine corale che sottolinea prevedibilmente l’importanza e la drammaticità degli eventi in corso (“So Long, Superman”,“Saving the World”). Tanta veemenza sul piano della potenza sonora però non è sufficiente a elevare la partitura su un piano di eccellenza. I limiti di Ottman sono evidenti nelle pagine d’azione (“Rough Flight”, “Bank Job”), dove sono presenti molti buoni spunti che vengono però abbandonati dopo pochi secondi, senza senso della struttura e narrativo. Anche sul piano melodico/tematico, non mancano i problemi: il nuovo tema composto da Ottman, il “Tema Personale di Superman”, è una melodia efficace ma che non va da nessuna parte, a cui mancano sviluppo e tensione drammatica (oltre ad avere più di una somiglianza con il tema principale de L’impero del sole di Williams). In gran parte dei casi, la musica di Superman Returns somiglia a quella di tanti, troppi blockbusters hollywoodiani senz’anima degli ultimi anni.

intervista_john_ottman.jpgI temi williamsiani sono giustamente usati con parsimonia e senza esagerazioni: oltre alla fanfara, che arriva sempre al momento in cui ci si aspetta nelle pagine d’azione, viene citato il “tema di Krypton” (“Little Secrets/Power of the Sun”) e quello pastorale dedicato alla gioventù del supereroe (“Memories”). Peccato allora che spesso questi temi vengano esposti in maniera goffa e maldestra, trattati più alla stregua di semplici “jingle”, senza preoccuparsi di farli entrare in maniera più organica nel tessuto delle composizioni. Ancor più problematico è l’uso del tema d’amore (altresì noto come “Can You Read My Mind”). Ottman e Singer avevano inizialmente deciso di non farne ricorso, giudicandolo troppo “datato” da un punto di vista armonico-melodico per un film del 2006. Tuttavia, il rapporto tra Lois Lane e Clark Kent/Superman è uno degli elementi chiave anche di questa nuova avventura, dunque il compositore decide alla fine di riprendere in mano il tema, ma di “spogliarlo” della sua costruzione armonica originale, risolvendolo con una progressione I-IV-V (mentre il tema originale di Williams era costruito su una progressione di accordi di quarta e settima, quindi con un tessuto armonico decisamente più ricco e sfaccettato). Agli occhi e alle orecchie della persona comune questa potrebbe sembrare una critica minuziosa, ma basta ascoltare il risultato (“How Could You Leave Us”) per rendersi conto che la scelta di Ottman semplifica ed impoverisce quella che da molti è ritenuta una delle creazioni melodiche più belle mai uscite dalla penna di Williams, oltre che spogliarla del suo spirito romantico.

intervista_williams-ottman.jpgOvviamente sarebbe stato arduo, se non impossibile, per qualsiasi compositore confrontarsi con una delle pietre miliari della storia della musica da film hollywoodiana quale era la partitura di Superman: The Movie del 1978, dunque non ci sentiamo di imputare a Ottman la colpa di non essere a quello straordinario, e per molti versi impareggiabile, livello (va ricordato infatti che Williams scrisse quella colonna sonora appena reduce dai fasti del primo Star Wars e di Incontri Ravvicinati del terzo tipo, nel pieno di un periodo creativo che lo vide esplodere in tutto il suo talento e la sua bravura). Rimane così la sensazione di una bella occasione perduta.   


 

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